
Si è conclusa ieri con tre patteggiamenti davanti ai giudici del tribunale collegiale (presidente il dottor Gerardo Boragine, affiancato dalle dottoresse Michela Boi e Paola Scarabotti) l’annosa vicenda del crac della società “Brico snc“ del Gruppo Potenti Spa, fallita a Lucca nel novembre 2014 con un buco di alcune decine di milioni di euro.
Tre anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione la pena patteggiata dal patron del gruppo Marco Potenti; un anno, 8 mesi e 7 giorni per il figlio Francesco; un anno, 8 mesi e 20 giorni per la figlia Veronica. Ai due figli è stata concessa la sospensione della pena. A tutti e tre gli imprenditori, residenti a Cascina, erano stati contestati più episodi di bancarotta fraudolenta.
Nell’udienza del 6 ottobre scorso, il pm Salvatore Giannino aveva aggiunto alcune ulteriori contestazioni a loro carico e questa modifica del capo di imputazione ha consentito di riaprire i termini del patteggiamento. I tre hanno scelto di beneficiare del rito alternativo e dello sconto di un terzo sulla pena. I tre imputati avevano nel frattempo svincolato somme (le uniche rinvenute) in favore della curatela, che ha così recuperato circa 1 milione di euro a favore dei creditori.
L’inchiesta, diretta all’epoca dal pm Piero Capizzoto, era nata dal crac della "Brico snc", società che gestiva fino al 2014 fa ben 55 punti vendita del "fai da te", con sede a Ponte all’Ania nel barghigiano. L’azienda era stata dichiarata fallita dal tribunale di Lucca il 25 novembre 2014.
Nel mirino erano subito finiti Marco Potenti, che gestiva tutto quanto, ma anche i figli Francesco e Veronica. Secondo gli accertamenti della magistratura, durante le operazioni per gli accordi con i creditori in vista di un concordato preventivo, avevano ottenuto concessioni di finanziamenti che erano poi spariti. Tra questi in particolare un prestito obbligazionario di 10 milioni di euro.
L’esposizione debitoria era di oltre 60 milioni di euro, a fronte di crediti per 30 milioni, in gran parte sulla carta. I giudici avevano nominato curatore fallimentare il dottor Marco Terigi di Lucca, dopo aver respinto il piano concordatario della "Brico Snc" per gravi omissioni nelle informazioni fornite ai creditori.
In particolare secondo il curatore, erano emersi "finanziamenti gravemente depauperativi del patrimonio a disposizione dei creditori con il trasferimento, sette mesi prima della richiesta concordataria, in altre società del gruppo estranee a quelle indicate nell’istanza di una somma pari a 7 milioni". Circa 2 milioni e 700mila euro sarebbero stati dirottati su altre società del Gruppo Potenti non comprese nel piano stesso una settimana prima della presentazione della richiesta di concordato preventivo alla cancelleria fallimentare. Soldi che dovevano servire per pagare i debiti.
C’erano state ovviamente anche ripercussioni in termini occupazionali nel gruppo, anche se buona parte dei 550 dipendenti in forza nel 2014 erano stati riassorbiti poi da un’altra società lombarda che aveva in gestione i punti vendita "Brico Io", con affitto d’azienda. Tra questi anche il "Brico io" di Fornaci, distrutto il 5 febbraio 2013 da un pauroso rogo che devastò l’intero centro commerciale "La Fornace". Il grande magazzino nel 2015 aveva poi riaperto appunto sotto la nuova gestione della catena del "fai da te", ovviamente del tutto estranea all’inchiesta per bancarotta.
Paolo Pacini