
Un’antica pieve romanica salvata dal degrado e restituita a nuovo splendore. Lo scenario è quello delle colline della Val di Roggio, il protagonista l’infaticabile Angelo Frati, studioso di tradizioni locali e fondatore tra l’altro del Museo del Castagno. Solo lui poteva riuscire in questa “missione impossibile“.
"Ogni anno – racconta Angelo Frati – in occasione della ricorrenza della festività di San Michele, patrono della Parrocchia di Colognora in Val di Roggio, ci ritrovavamo a pranzo a casa di mio cugino Roberto assieme al titolare, monsignor Giuseppe Ghilarducci. Finivamo sempre per soffermarci sui due Musei, quello del Castagno e quello dedicato al musicista lucchese Alfredo Catalani. Ma quella volta, nel 2017, il nostro discorso finì quella antica pieve romanica, sorta prima del Mille, che apparteneva alla Parrocchia di S.Michele di Colognora".
"Questo edificio sacro che domina la Valle sottostante – prosegue Angelo Frati – era in grave stato di abbandono. La chiesa era chiusa da molti anni e si trovava condizioni veramente precarie: molte tegole del tetto, spostate dal vento, lasciavano che la pioggia invadesse la chiesa, l’edera aveva ricoperto tutto intorno, chiesa e campanile, il paramento in pietra era diventato scuro, serviva un intervento radicale. Fu allora che lanciai il mio appello e, rivolgendomi al parroco, chiesi cosa ne pensasse di un bel restauro. Don Giusepppe si girò verso di me, sorridendo. Anche a lui stava a cuore quella vetusta Pieve, ma non si celava le difficoltà da affrontare".
"Mi affidò quell’onere, conscio di quella ardua impresa che ci attendeva: si trattava di operare nel rispetto delle norme, che vincolano le opere d’arte. E, non ultimo, c’erano da reperire i fondi per garantire i lavori. Andavamo a mettere mano su una zona in particolare, cioè un bene, sorto nel castrum di Colognora, una pieve romanica ad unica navata, con monofore strette nel paramento murario lapideo, con l’abside ricoperto di scheggioni in pietra. Una chiesa che aveva segnata la storia di quel luogo: sappiamo che fu elevata a Pieve nell’anno 1409, e lo testimonia anche il fonte battesimale in monoblocco ottagonale, come anche la primitiva mensa lapidea, anteriore all’anno Mille. E tanti altri particolari ne consacrano la sua eccezionale bellezza".
"Avevo accettato – aggiunge Angelo Frati – e dovevo dimostrare tutto il mio impegno: e, da buon lucchese, pensai immediatamente ad affrontare il problema economico. Si trattava di fare la ricerca dei fondi che mi garantissero l’inizio di questa sfida; mi rivolsi a Enti che furono disposti al restauro, e qui devo citarli: la Fondazione Cassa Risparmio di Lucca, Banca del Monte di Lucca, la “Onlus Amo dell’Amore” su richiesta del Lions Club Lucca Host, Ditta Me.Ro SpA, Oleificio R.M. S.p.A, per le foto Domenico Bertuccelli. Infine un benefattore: il signor Piers Westerman. Si associarono nel loro contributo la Misericordia di Borgo a Mozzano e naturalmente l’amministrazione comunale di Pescaglia, con la squisita sensibilità del sindaco Andrea Bonfanti".
"Ma il percorso non è stato facile. anzi mentre la Impresa edile stava ormai ripulendo il cantiere, ed io sapevo che i fondi raccolti non erano sufficienti a coprire tutte le spese: ecco che un cittadino europeo che ha acquistato una casa in Colognora, il signor Piers William Arthur Westerman mi chiese di poter vedere quella chiesa, di cui avevo tanto parlato. Ci andammo e ne rimase estasiato. Gli confidai poi la mia grande preoccupazione perché i fondi raccolti non bastavano a coprire le spese. Alcuni giorni dopo mi fece sapere che anche lui avrebbe voluto partecipare ai contributi, fu così che ci fece pervenire l’intera somma mancante sul fondo della Parrocchia". "Emozionante il giorno della presentazione dei lavori eseguiti: per molti fu una vera scoperta la Chiesa ritornata allo splendore. Soddisfatto il parroco Mons. Ghilarducci, purtroppo tragicamente scomparso a novembre 2019. Oggi a reggere la parrocchia di Colognora è stato nominato Padre Francesco Petrillo, che ha mostrato grande sensibilità per il recupero di quel bene. Così portata a termine la illuminazione della chiesa e del piazzale, non resta che ricostruire la sagrestia, elemento indispensabile per un edificio sacro ancora consacrato".
Paolo Pacini