Conte of Florence, licenziamento collettivo

L’azienda cessa l’attività e avvia la procedura di mobilità per 35 dipendenti che fino a giugno sono stati in cassa integrazione

Lo storico marchio di abbigliamento cessa l’attività (foto d’archivio)

Lo storico marchio di abbigliamento cessa l’attività (foto d’archivio)

Lucca, 13 luglio 2021 - C’è grande preoccupazione tra i dipendenti di Conte of Florence, la storica azienda d’abbigliamento fondata a Firenze, ma con sede ad Altopascio, dichiarata fallita a giugno del 2018 con un buco di 21 milioni di euro. A preoccupare è il rischio, concreto, dei licenziamenti. In questi anni, infatti, seppur a fatica e depotenziata, l’azienda è riuscita in qualche modo a portare avanti l’attività a suon di proroghe e di ammortizzatori sociali, riuscendo anche a tornare in possesso del marchio nel 2019, ad un anno dal fallimento.

Ma adesso, in un periodo per nulla roseo per il mondo del lavoro e con varie aste andate a vuoto (l’ultima a metà giugno), pare sia arrivata a un punto di non ritorno e abbia optato per la cessazione dell’attività. Questo, per la maggior parte dei lavoratori, significherà la disoccupazione.

Allarmata la Filctem Cgil che "esprime un profondo disappunto per quanto riguarda la gestione della fase finale del fallimento della Conte Of Florence". "Il prestigioso marchio del made in Italy ha coperto fino alla fine del mese di giugno i 50 lavoratori rimasti ancora in forza; 20 riferibili allo stabilimento e 30 ai punti vendita sparsi sul territorio nazionale. Nonostante le nostre raccomandazioni con la curatela perché facesse le dovute e preventive verifiche circa la concreta possibilità di fruire di un’eventuale cassa straordinaria per cessazione, le nostre fondate preoccupazioni non sono state ascoltate e dal primo di luglio i lavoratori si ritrovano senza un ammortizzatore sociale. L’apparato che gestisce la procedura fallimentare - continuano dalla Cgil - si è tardivamente reso conto di non avere i requisiti per tale strumento; ha ritirato la procedura di richiesta ed ha contestualmente avviato una procedura di licenziamento collettivo dei suoi dipendenti che garantirebbe al massimo l’accesso alla Naspi".

Situazione che viene effettivamente confermata dal curatore fallimentare, Riccardo Della Santina, ma presentata dallo stesso come fisiologica viste le condizioni in cui versa l’azienda (che ad oggi conta solo 4 punti vendita) ma lo stesso precisa anche che: "In questi anni sono stati utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali disponibili. Quello per cessazione ci è stato bocciato dal ministero per mancanza di requisiti. Non ci rimane altro che avviare la procedura di mobilità...".

Altro non è che l’impossibilità, da parte dell’impresa, di reimpiegare tutti i lavoratori sospesi, ovvero in cassa integrazione. Ad oggi gli esuberi sarebbero in tutto 35, tra il settore industriale e commerciale (su una cinquantina di dipendenti complessivi) di cui 19 presso la sede di Altopascio e 2 su Lucca. "Fra una settimana, dieci giorni verremo quasi tutti licenziati - spiega un dipendente preoccupato - mentre una parte dell’azienda andrà avanti con questi 4 negozi ancora aperti, che serviranno per vendere il prodotto e per provare a rendere il marchio quanto più possibile appetibile". Una quinta asta, infatti, sarebbe prevista per settembre.

Teresa Scarcella