REDAZIONE LUCCA

Conte of Florence, il curatore: "Colpa di chi ha distrutto l’azienda"

Della Santina risponde agli attacchi della Filctem Cgil. Montemagni interviene sulla vicenda: "Solidarietà ai dipendenti"

Si accende il dibattito intorno alla Conte of Florence. Lo storico marchio con sede ad Altopascio che ha annunciato il licenziamento per 35 persone, in seguito alla cessazione dell’attività. Dopo le esternazioni della Filctem Cgil che, senza troppi giri di parole, ha tirato le orecchie al curatore fallimentare, Riccardo Della Santina, che segue la vicenda dal fallimento, nel 2018, oggi arriva la risposta dello stesso. Ad aver suscitato la preoccupazione e la reazione del sindacato è stato il fatto che l’azienda non potrà garantire alcun ammortizzatore sociale ai dipendenti in esubero che, in questo modo, una volta avviata la procedura di mobilità, potranno accedere solo alla Naspi. La curatela interviene per difendersi dalle accuse di poca lungimiranza che le sono state mosse dal sindacato, approfondendo quanto già detto ieri sempre su queste colonne.

"La dichiarazione di fallimento della Conte of Florence è del 19 giugno 2018. In questo lungo periodo di tempo ha fatto ricorso a tutti gli ammortizzatori sociali disponibili nella speranza di ricollocare sul mercato il complesso aziendale funzionante e limitare quindi l’impatto negativo sul piano occupazionale - precisa il prof. Della Santina - Ciò non è stato possibile in quanto i cinque tentativi di vendita dell’azienda non hanno avuto, purtroppo, esito positivo. La conseguenza è che, oramai da tempo, l’azienda Conte of Florence Distribution, intesa come complesso funzionante, non esiste più".

"Non può tuttavia sottacersi - prosegue il curatore rivolgendosi sempre alla Cgil - che il sindacato pare confondere la causa con l’effetto. La causa della perdita dei posti di lavoro è rappresentata, infatti, dal dissesto in cui il management ha precipitato la COFD e non dal fallimento che del dissesto ne costituisce l’effetto. Stride sotto questo profilo il disappunto espresso dal sindacato nei confronti del curatore, mentre nemmeno una riga di biasimo è stata spesa nei confronti di chi ha provocato la rovina della società. Che piaccia o meno, la legge non assegna al processo fallimentare alcuna funzione di salvaguardia del posto di lavoro, anzi, l’impianto normativo considera quale effetto naturale dell’intervenuta dichiarazione di fallimento proprio la cessazione del rapporto di lavoro. L’unico interesse che deve essere perseguito nel processo fallimentare è quello della massa dei creditori - conclude - ed è esclusivamente nella tutela di tale interesse che è stata, e lo sarà in futuro, conformata l’attività del sottoscritto".

Sulla vicenda interviene anche Elisa Montemagni, capogruppo in consiglio regionale della Lega: "Un evento,non improvviso, visto il pregresso, ma ugualmente traumatico per i dipendenti e le loro famiglie. Ci auguriamo che il marchio resti ugualmente appetibile e qualche imprenditore voglia, a breve, rilevare l’azienda. Ci riserviamo di capire se, a questo punto, le istituzioni regionali e nazionali possano ancora recitare un ruolo di concreto e reale supporto verso queste persone".

T.S.