
Ciacco diventa “big“, e passa da venti a cinquanta posti a sedere con la spettacolare veduta di piazza Napoleone. Il ristorante- paninoteca onquista anche lo spazio che era dello storico Pinguino e getta sul tavolo il poker d’assi di una scommessa che punta a triplicarsi (da 5 a 13 tavoli). La sfida al Covid è servita da parte dei fratelli Claudio e Sebastiano Skana (rispettivamente 26 e 30 anni) che 9 anni fa ci hanno creduto e oggi hanno sotto gli occhi quanto avevano ragione.
“In realtà in questi nove anni non ci siamo mai fermati, i soldi li abbiamo sempre investiti nell’attività, nel crescere – dicono – . Anche durante la pandemia, che è stata durissima e con ristori rasenti lo zero, ci ha comunque portato a aprire, nel settembre scorso, Ciacco anche al Pinturicchio, a Borgo Giannotti, che ha continuato a lavorare con l’asporto anche in piena pandemia“. E ora la nuova scommessa, il locale di piazza Napoleone che raddoppia, o di più . “Siamo pronti. Domani, venerdì, apriremo il nuovo locale ampliato in piazza Napoleone, con 17 persone a lavorarci“. Con una piccola novità, oltre a quella grandissima dei nuovi spazi ristrutturati dentro e quelli fuori: il nome. “Da Ciacco“, diventa semplicemente “Ciacco“ e dove era il ’vecchio’ locale diventa “La bottega di Ciacco“. Qui i clienti possono acquistare prodotti che non troverebbero altrove, trovando 20 tipi di formaggi, acciughe, marmellate uniche, e, su ordinazione, perfino le ostriche. E dove, in prospettiva, quando le finanze lo permetteranno, saranno organizzate serate-degustazione a tema.
“Puntaremo sul vino, al momento abbiamo 100 etichette più 20 fuori menù. Vini che conosciamo uno ad uno, che presentiamo con nozione di causa“. Un impegno economico non indifferente, oltretutto nel momento più difficile. “E’ stato uno sforzo immenso, ma ci crediamo. I lucchesi, soprattutto, ci hanno sempre gratificato. E il passaparola funziona anche con i turisti“. Novità anche nel menù. “Penso che saremo gli unici a Lucca a fare il panino con il lampredotto, un po’ più delicato rispetto alla versione fiorentina – dicono Sebastiano e Claudio –. Poi spazio anche ai panini con le tartare di tonno. Cercheremo di fare un menù stagionale, che non annoia il cliente, con gli ingredienti più buoni e freschi e a un costo giusto. E poi ci cuciniamo tutto da noi, con il tipo di cottura che riteniamo migliore, gli aromi giusti. E la scelta dei migliori ingredienti di partenza, che è fondamentale“.
“La città pare piccola, ma la concorrenza non manca – osservano –: ecco noi vogliamo essere fedeli al filone che finora ci ha contraddistinto: sincerità assoluta su ingredienti e preparazioni“. C’è possibilità di lavorare da Ciacco. “Non lo scrivere neanche, sprechi inchiostro – dice Sebastiano –. Durante i lavori di tutto questo periodo nessuno ci ha portato un solo curriculum. Sembra incredibile in un momento come questo, ma è impossibile trovare personale. E’ chiaro che il tipo di lavoro è faticoso, orario spezzato, le feste non sono feste. Probabilmente la generazione nostra non ha più quello spirito di sacrificio. Io i miei salti mortali li ho fatti tutti. Io quando iniziai lavoravo a Marina di Pisa, in una panineria. Mi alzavo alle 9 la mattina prendevo la strada normale perchè l’autostrada costava troppo. E poi dormivo nella brandina dentro al negozio. La gente mi chiede come ho fatto a arrivare qui. All’inizio eravamo solo io e mio fratello, si entrava alle 9 e si usciva alle due di notte. Ecco come ho fatto“. La storia di Ciacco, oggi, è anche questa: la bellissima scommessa di questi due giovani imprenditori che non hanno mai avuto paura di rimboccarsi le maniche.
Laura Sartini