
Le armi improprie degli ultras della Vis Pesaro sequestrate dalla Polizia
"Una reazione degli ultras della Vis Pesaro nei confronti di un’aggressione subita un mese e mezzo fa dai lucchesi". Così racconta alla redazione del Carlino di Pesaro un ultras della Vis che intende restare anonimo. E’ l’antefatto di quanto accaduto sabato scorso quando un gruppo di persone con il volto coperto ha atteso il passaggio del pulmino dei tifosi lucchesi che si recavano allo stadio sferrandogli un attacco. La Digos, dietro i cespugli, ha poi trovato un arsenale di bastoni, caschi, bottiglie rotte e catene e indaga tra gli ambienti ultras.
Perché questo scontro tra tifoserie avversarie?
"Quello che è accaduto sabato è stata la reazione a un’aggressione subita dai tifosi pesaresi di ritorno da una trasferta di circa un mese e mezzo fa in cui le due tifoserie si sono incrociate casualmente e riconosciute in autostrada al ritorno dalle rispettive trasferte. I lucchesi, circa un centinaio, hanno affiancato i pullmini dei pesaresi dove viaggiavano circa 30 persone, cercando di speronarli e questo atto intimidatorio si è protratto fino ai rispettivi svincoli proseguendo quindi per diversi chilometri".
Chi ha pianificato lo scontro tra le due tifoserie, aveva calcolato il rischio che tra gli ultras lucchesi potessero esserci anche delle famiglie?
"Tra i 65 tifosi nei confronti dei quali è stato pianificato l’attacco non c’erano famiglie e il rischio era calcolato".
E’ davvero possibile calcolare un rischio simile? A maggio si verificò un episodio analogo contro il bus dei tifosi di Recanati. Però fu colpito un mezzo pieno di bambini e ragazzini delle squadre giovanili...
"Fu un errore di valutazione. Quello che è accaduto non sarebbe dovuto succedere e, a monte, ritengo che lo sbaglio sia stato di chi ha deciso di far viaggiare il pullman delle “persone normali“ con quello degli ultras esponendo i bambini a un rischio inutile. Nel codice non scritto ultras è previsto, invece, un dovere di salvaguardia nei confronti di tutti coloro che non appartengono a quel mondo ma sono semplicemente tifosi da club".
Tra gli arnesi trovati dalla Digos tra i cespugli c’erano anche strumenti potenzialmente molto lesivi: tubi con un uncino metallico, mazze da baseball e catene. Come è possibile escludere il rischio che qualcuno possa per esempio perdere la vita in uno scontro dove vengono utilizzati simili armi improprie?
"Il tutto sarà durato pochi secondi, e in genere quegli arnesi sono lì, ben visibili agli avversari, con lo scopo di intimorirli e non sarebbero stati utilizzati contro le persone".
Antonella Marchionni