"Che dolore veder dilaniata tanta bellezza"

La lettera scritta da Grosseto da una turista: "Mio padre era originario di Pieve a Elici e quelle colline le abbiamo avute sempre nel cuore"

Migration

I roghi che hanno incendiato le colline della Versilia hanno suscitato sdegno e sgomento in tutta Italia. Ne è una riprova questa bella lettera scritta da Grosseto da Tea Albiani.

"Scrivo questa lettera per condividere il grande dolore che accomuna tutte le persone che amano il territorio della Versilia devastato in questi giorni dagli incendi, prima di tutti quanti hanno perso o subito danni alle loro abitazioni. Mio padre è nato a Miglianello e si è trasferito a Grosseto alla fine degli anni ’50 per motivi di lavoro, rimanendo però legatissimo alla sua terra. Fin dall’infanzia io e la mia famiglia abbiamo trascorso gran parte delle vacanze estive, le vacanze di Natale e quelle pasquali a Pieve a Elici, dove erano andati ad abitare i miei nonni e le zie con le loro famiglie, in una abitazione a pochi passi dalla millenaria chiesa. Ai ragazzini il paese non offriva molto, ma a me bastava la bellezza del luogo a farmi stare bene.

Da allora, e sono passati tanti anni, ogni volta che con l’auto inizio a salire lungo la strada stretta e tortuosa che va da Massarosa a Pieve a Elici, mi stupisco della bellezza di quel paesaggio, fatto di un panorama mozzafiato, colline a gradoni con antichi uliveti che poi si trasformano in verdeggianti boschi nel versante montano, solo dopo pochi chilometri. Dicono che ci vorranno 50 anni perché tutto possa tornare come prima. Io allora non ci sarò, e il pensiero che, ogni volta che comincerò a salire con la mia auto lungo la strada di collina, ad accogliermi non ci saranno più lo splendore di quei luoghi, ma un paesaggio spettrale, mi crea una stretta allo stomaco che non se ne andrà. Mio padre ci ha lasciato nel 2006. Ricordo bene che le ultime volte in cui in estate tornavamo “alla Pieve”, come si dice in Versilia, guardando lo stato di abbandono in cui versavano gli antichi uliveti, un tempo mantenuti puliti dagli agricoltori, e le sterpaglie che ormai avevano preso possesso di buona parte delle colline, diceva: “ Qui, se qualche matto ci getta una cicca, prende fuoco tutto in pochi minuti”.

Dopo tutto quanto è accaduto, mi viene da fare una considerazione: senza nulla togliere alla gravissima responsabilità di chi ha provocato, volontariamente o meno, questo devastante incendio, forse l’incuria dell’uomo gli ha dato una mano. Ho sentito durante un servizio in TV che da ottobre doveva partire un progetto di riqualificazione e cura di questo territorio. Peccato che sia tardi"