REDAZIONE LUCCA

Centenario della morte di Simi "La ricorrenza è stata dimenticata"

Alba Tiberto Beluffi esprime amarezza: "Voglio sapere dove si trova la donazione di opere"

Il 5 gennaio ricorreva il centenario della morte del pittore Filadelfo Simi. "E l’amministrazione comunale di Seravezza ha completamente ignorato la ricorrenza" puntualizza la professoressa Alba Tiberto Beluffi (nella foto) che da anni è impegnata per valorizzare la figura dell’artista che nacque a Levigliani e, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Seravezza e l’Accademia di Firenze, studiò a Parigi nell’atelier del pittore Jean Louis Gérome. "Spero che durante l’estate, in una stagione meno tetra di quella che stiamo vivendo – commenta Beluffi – questo centenario verrà celebrato in modo degno con l’apertura al pubblico dell’archivio che per decenni é stato abbandonato negli scantinati del Palazzo Mediceo. Come donatrice di questo archivio ho chiesto al sindaco Alessandrini dove e come sarà sistemato l’archivio e il nome di un referente con cui mettermi in contatto per ulteriori informazioni, senza ricevere alcuna risposta. Ho inviato la mail prima di Natale e non ho avuto alcun riscontro. Non sono a conoscenza del destino del materiale (disegni preparatori, un dipinto a olio, lettere, scritti e foto) che nel 2012 ben volentieri ho affidato nelle mani del Comune e che ancora oggi non ha trovato una sistemazione ufficiale come mi era stato invece garantito. A chi devo rivolgermi? Possibile che nessuno mi abbia contattato?".

"Mi dispiace davvero per questa scarsa attenzione verso Filadelfo Simi – insiste Alba Tiberto Beluffi – un nome eccellente che non deve essere disperso di nuovo: infatti per anni nessuno sapeva chi fosse, eppure molti suoi allievi dall’America a lungo sono tornati a Stazzema per visitare i luoghi di origine e per mettersi in contatto con coloro che impararono dalla figlia di Filadelfo, Nera, morta a 100 anni e rimasta anche sul letto di morte circondata da giovani che volevano apprendere l’arte da lei. Siamo di fronte ad un personaggio di caratura internazionale, l’unico che avviò uno studio a Firenze in cui si parlavano inglese e francese perché aveva voluto che anche i figli imparassero le lingue e accoglieva stranieri provenienti da ogni parte del mondo".

Fra.Na.