
Cinque licenziamenti. Con flebili speranze di evitarli. La riunione di martedì, alla presenza della Regione, dei rappresentanti dell’azienda e dei sindacati, Cgil, Cisl, Uil, non ha lasciato spazio all’ottimismo. Adesso lo scenario si riduce alla scelta dell’ammortizzatore sociale più adatto. È la prosecuzione della procedura di mobilità intrapresa durante lo scorso inverno alla cartiera Tolentino, ex Papergroup, acquisita dal gruppo veneto che fa riferimento all’imprenditore Bruno Zago nel 2019. Stretta tra l’effetto della guerra in Ucraina e i costi esorbitanti delle materie prime e dell’energia, in primis il gas. Prima c’era stata la chiusura dello stabilimento di Coselli, dove si producevano i rotoli di cellulosa, poi quello di Carraia, sempre nel territorio del comune di Capannori, dove si faceva il cosiddetto "piegato".
Gli esuberi in un primo momento erano quindici. Tra prepensionamenti, incentivi, "scivoli" a livello previdenziale per accelerare la fine in maniera indolore la carriera lavorativa, sono state sistemate alcune posizioni, praticamente tutte sotto il profilo degli operai, anche perché alcuni di questi sono stati ricollocati alla fabbrica di San Gennaro, sulle colline capannoresi, sempre della stessa proprietà. Per i cinque impiegati in questione, invece, la situazione si è come bloccata, cristallizzata. Anche perché l’apertura da parte dell’impresa si è focalizzata sul premio di risultato, che ha un costo minore rispetto al reinserimento degli addetti. Si stanno studiando soluzioni e strumenti per tutelare il più possibile chi perderà il posto.
Certo, si potrebbe anche sperare in un cambio della congiuntura economica generale e nella ripresa degli investimenti da parte del management aziendale. Ma si tratta di tempi lunghi e molto incerti. Allora si punta sulla CIGS, Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria. Forse l’unica strada percorribile. Da stabilire, ma è semplicemente un dettaglio tecnico, se richiederla per cessazione d’impresa o per ristrutturazione. Prevista una nuova riunione per la fine di luglio su questa vertenza. Ad Altopascio, invece, alla Pro Gest, sempre della holding del Gruppo Zago, che nella carta e derivati ha il suo core business, non arriveranno i dipendenti della fabbrica "gemella" di Sesto Fiorentino. Almeno per i prossimi due anni non si concretizzerà. La nuova linea produttiva, con un macchinario di ultima generazione, partirà tra un biennio o forse di più, perché il capannone che dovrà ospitarlo è ben lungi dall’essere concluso.
Massimo Stefanini