Bruciata viva, l’omicida ha eluso le telecamere per non lasciare tracce

Pasquale Russo è entrato al Campo di Marte da un passaggio particolare

L'arresto di Pasquale Russo (Ansa)

L'arresto di Pasquale Russo (Ansa)

Lucca, 8 agosto 2016 - Emergono nuovi inquietanti dettagli nell’inchiesta sull’atroce delitto che è costato la vita a Vania Vannucchi (Minacce, botte e l'ultima trappola. - l'articolo), l’operatrice socio sanitaria di 46 anni bruciata viva dal suo ex amante martedì scorso nel piazzale dietro i magazzini dell’ex ospedale Campo di Marte. I poliziotti della Squadra mobile stanno vagliando varie testimonianze e anche le immagini delle telecamere di sicurezza della zona.    E proprio da questi accertamenti sarebbe emerso un particolare sorprendente. E cioè che Pasquale Russo (La scheda), il 46enne della «Manutencoop» in carcere per omicidio premeditato, non compare nei filmati delle telecamere stesse. Come se non fosse mai entrato nell’area del Campo di Marte dove aveva l’ultimo fatale appuntamento con Vania. In realtà, visto che a quell’incontro è andato, è probabile che sia entrato in scooter dall’unico passaggio che non è coperto dalla videosorveglianza, un particolare che lui e pochi altri lavoratori delle cooperative dell’Asl conoscono. L’ipotesi degli inquirenti è che Pasquale Russo abbia studiato anche questo dettaglio nel suo piano omicida, che si rivela sempre più frutto di fredda premeditazione.    Piuttosto lucido, meticoloso ed efficace per essere un pazzo. Si fa strada anche l’idea che fosse convinto di poterla fare franca dopo il delitto. La Procura sta cercando di mettere a posto tutti i pezzi del puzzle. Pasquale Russo riempie tanica di benzina alle 12.18 di martedì al «Q8» di viale Castracani, venti minuti prima di andare all’appuntamento con Vania dietro l’ex ospedale. Lui arriva lì in scooter, ma si preoccupa di rendersi un «fantasma» per le telecamere. Peraltro ha scelto per l’appuntamento con Vania un punto dietro i magazzini che viene sì ripreso, ma a una distanza tale da non rendere riconoscibili i volti. Dopo aver gettato la benzina sulla povera donna e aver innescato il rogo mortale, mentre lei è a terra che brucia, lui si preoccupa di recuperare la tanica e di metterla nel bauletto. Poi corre subito a casa in scooter. Appena arriva si cambia d’abito, lavando quelli sporchi e compromessi dalle tracce del rogo. Non ha fatto i conti con la forza d’animo di Vania. Sebbene avvolta dalle fiamme, la povera donna riesce a dire chiaramente ai soccorritori che «è stato Pasquale».    E QUI entra in gioco la tempestività dei poliziotti della Squadra mobile. Nel giro di un quarto d’ora piombano a casa del 46enne a Segromigno in Monte, dopo aver incrociato le testimonianze di colleghi e alcuni messaggi di amiche sul cellulare di Vania. Una rapidità fondamentale per dare una svolta immediata alle indagini e far cadere come un castello di carte le scuse e le puerili giustificazioni dell’omicida, che ha anche il braccio destro ustionato.