Una sentenza che sta facendo discutere, com’è ovvio vista la meteria delicata. E’ quella con cui il tribunale di Lucca, a firma del giudice Giampaolo Fabbrizzi, ha condannato in sede civile, in primo grado, il comune di Altopascio a pagare oltre 200mila euro di risarcimento danni a una famiglia per una vicenda che risale al 2018.
Tutto era inizato con l’allontanamento volontario da casa di una diciassettenne altopascese nel febbraio 2018. Una volta rintracciata dai carabinieri e accompagnata in ospedale, la ragazza aveva accusato i genitori di maltrattamenti in famiglia. Un’accusa pesante che aveva convinto il sindaco di Altopascio a chiedere subito l’intervento dei servizi sociali e a informare la Procura dei minori. Il sindaco aveva adottato un provvedimento di allontanamento del figlio secondogenito della coppia, di appena 4 anni, che era stato collocato in una comunità. Ad eseguirlo erano stati i servizi con polizia municipale e carabinieri.
Il bambino era rimasto nella struttura per 40 giorni (con sporadiche visite autorizzate ai genitori, iniziate solo dopo 20 giorni di attesa) fino al 23 marzo 2018, quando la Corte d’Appello di Firenze aveva valutato l’assenza dei presupposti per tale drastica misura e revocato il provvedimento. Era emerso che i fatti denunciati dalla diciassettenne erano del tutto falsi.
A quel punto i genitori del bambino avevano chiesto i danni per i “gravissimi pregiudizi di natura psichica, con compromissione permanente della sfera della salute individuale” derivati dalla decisione del sindaco, oltre al pagamento delle spese mediche e legali e al danno da lucro cessante per la cessazione dell’attività lavorativa del padre del bambino.
Avvalendosi di alcuni periti, il giudice Fabbrizzi ha ritenuto che l’istruttoria da parte del Comune e dei suoi servizi sociali sull’effettivo rischio dell’incolumità fisica e psichica del minore era stata carente, dato che si era basata solo sulla denuncia della figlia maggiore della coppia. In particolare è emerso che la conflittualità familiare si era sempre mantenuta all’interno di un’educazione piuttosto severa, ma non tale da recare grave pregiudizio ai figli. La stessa figlia maggiore, è stato poi appurato, soffriva di un disturbo bipolare che la rendeva una testimone inattendibile. Anche le testimonianze raccolte nell’ambiente scolastico escludevano segnali di violenze domestiche di alcun genere.
Tutti elementi che secondo il Tirubnale si sarebbero dovuti e potuti accertare prima di strappare il bambino di 4 anni ai genitori. Per questo il giudice ha deciso di risarcire tutti i componenti della famiglia: padre, madre e figlio minorenne. Al padre, un imprenditore che ha interrotto la sua attività per ricercare un impiego subordinato, sono stati riconosciuti circa 61mila euro per danno non patrimoniale, invalidità biologica e permanente. Alla madre è stato riconosciuto un danno non patrimoniale da oltre 40mila euro. Al figlio è stato riconosciuto il danno maggiore per il trauma subìtto: un danno quantificato in quasi 106mila euro. Il comune di Altopascio (che ricorrerà in appello) dovrà pagare anche le spese di lite, pari a circa 17mila euro, nonché le spese per le perizie d’ufficio.
P.Pac.