LUCA VAGNETTI
Cronaca

Bimbo morì per crisi respiratoria. Un altro medico rinviato a giudizio

Il pediatra Marco Montesanti alla sbarra insieme a tre colleghi

La famiglia Favilla

Lucca, 10 ottobre 2017 - Da giorni il piccolo Alessandro Favilla respirava male. Nessuno avrebbe però mai potuto immaginare che quel problema respiratorio potesse condurre addirittura il bimbo, di appena dieci anni, alla morte per soffocamento. Invece Alessandro, il 25 ottobre 2012, ebbe una crisi che gli provocò un'asfissia fatale. Per quel decesso erano già indagati tre medici, con l’accusa di omicidio colposo aggravato. Alla sbarra finirà ora anche un quarto pediatra. 

Il Gup Antonia Aracri ha infatti disposto il rinvio a giudizio per Marco Montestanti, all’epoca dei fatti in servizio al «Campo di Marte» (ora lavora invece all’ospedale di Pontedera), che visitò Alessandro Favilla il 15 ottobre. In un primo momento Montesanti era stato prosciolto da ogni accusa perché nel suo comportamento non venne ravvisata alcuna forma di negligenza. La Corte di Cassazione, qualche mese fa, ha però accolto il ricorso contro il proscioglimento del medico presentato dall’avvocato Enrico Marzaduri, che tutela la parte civile, ovvero i genitori Emanuele e Alessia Favilla. I giudici della Suprema Corte hanno annullato la sentenza per carenza di motivazioni, disponendo che il fascicolo tornasse di nuovo a Lucca per valutare nuovamente il rinvio a giudizio del dottor Montesanti in relazione al reato di omicidio colposo aggravato da colpa medica. Ieri, appunto, la decisione del gup Aracri, che ha rinviato a giudizio il pediatra. 

A questo punto gli imputati del processo diventano quattro: oltre a quella di Montesanti, il Tribunale valuterà la posizione di Elisabetta Spadoni, pediatra dell’ospedale di Lucca, Graziano Vierucci, pediatra della guardia medica, e Giuseppe Fontana, medico di famiglia che seguiva Alessandro Favilla. Montesanti, che doveva essere sentito in qualità di testimone, si ritroverà invece in aula nelle vesti di imputato in un processo parallelo davanti al giudice Valeria Marino.