Bici Poli compie 90 anni: "Aprì mio padre nel ’34. Qui in negozio venivano anche Bartali e Coppi"

Il racconto di Pier Luigi, storico titolare e figlio dell’indimenticato Antonio

Bici Poli compie 90 anni: "Aprì mio padre nel ’34. Qui in negozio venivano anche Bartali e Coppi"

Bici Poli compie 90 anni: "Aprì mio padre nel ’34. Qui in negozio venivano anche Bartali e Coppi"

A Lucca dici "ci vediamo al Poli" e quasi sicuramente ti senti rispondere: "ok, lì in piazza Santa Maria!". Eh sì, perché "Poli" a Lucca è anche sinonimo di luogo oltre che di due ruote a pedali. Proprio quelle ruote che nel Belpaese hanno fatto e fanno sognare generazioni di italiani, quelle dell’eterno duello tra Bartali e Coppi, quelle dello “Sceriffo“ Francesco Moser, quelle delle attese "seduto in cima a un paracarro" quando "tra una moto e l’altra c’è un silenzio che descriverti non saprei" come canta proprio in "Bartali" il grande Paolo Conte. Ieri il negozio "biciclette Poli" ha compiuto 90 anni: una festa con amici, sportivi ed esponenti delle istituzioni tra cui, in prima fila, il sindaco Pardini e l’assessore Barsanti e l’assessore regionale Baccelli. Un compleanno speciale visto che Lucca a breve sarà tappa del Giro d’Italia. Tanti i ricordi di Pier Luigi Poli, storico titolare.

Poli, ci racconta gli inizi?

"Con mio padre, Antonio, nel ’34. All’epoca aveva 22 anni e ormai erano due o tre anni che correva in bici e decise di aprire un negozio. Inizialmente qui accanto dove ora c’è un ristorante, poi si trasferì dove siamo oggi".

Immagino un negozio diverso dalle tipologie di quelli di ora?

"Eh sì, più che altro era un negozio di riparazioni e di noleggio. Ma mica come adesso!".

Cioè?

"Si noleggiavano le biciclette a chi magari la domenica voleva andare a Ponte a Moriano, a Viareggio, a Pisa".

Mi parla un po’ dei campioni?

"Mio padre nel ’32 aveva 20 anni, correva con Bartali al tempo in cui erano dilettanti. Erano tra i migliori dieci di tutta la Toscana".

Come parlare di Bartali e non di Coppi, giusto?

"Certamente. Bartali era una persona buona. Anche troppo. Veniva qui a trovare mio padre. Coppi era un signore; venne quando decise di mettersi in proprio e a Lucca le bici Coppi si vendevano noi. C’era amicizia. Le racconto un aneddoto...".

Dica.

"Una volta sono stato davanti a Coppi!".

Davvero?

"Sì, ma solo per un trasferimento dallo stadio fino a qui eh (ride)".

Da quanti anni gestisce l’attività aperta da suo padre?

"Il 10 maggio sono 65 anni che lavoro qui. Ci lavoravo anche qualche anno prima, ma poi venni via da scuola, il latino non mi c’entrava (ride ancora)".

Tra ieri e oggi la bici è vissuta in maniera diversa?

"Diciamo che negli anni ’60 se lasciavi la bici aperta non te la prendeva nessuno, in molti avevano il motorino. Questo almeno per un decennio. Poi con l’Austerity la gente iniziò a riscoprire le bici. Ma al di là di questo aspetto, la bicicletta è in evoluzione e noi siamo un Paese che ha la macchina al centro del mondo. Gli inglesi, per esempio, se pioviscola, partono lo stesso".

Cristiano Consorti