
di Fabio Bernardini
Piero Doronzo e Guido Angelozzi (nella foto), ovvero i signori del ‘triplete’. I due grandi professionisti del club bianco, con la promozione in Serie A delle Aquile, arricchiscono il loro già prestigioso curriculum. Per Angelozzi il trionfo spezzino è successivo a quelli in cadetteria con Lecce e Perugia, mentre per Doronzo le due vittorie in Serie B sono legate al Bari. Proprio con il segretario aquilotto, classe 1964, ripercorriamo i momenti salienti della splendida cavalcata dello Spezia.
Doronzo, è arrivato il capolavoro della Serie A
"È il terzo campionato vinto: nella stagione 1996-97 con il Bari di Fascetti conquistammo la serie A, un successo replicato nella stagione 2008-2009 con i Galletti di Conte. Una carriera, la mia, iniziata a Barletta dove ho lavorato per dodici anni, per poi passare al Bari, club con il quale ho condiviso diciannove anni di vita, quindi Fidelis Andria, Catanzaro e la chiamata di Angelozzi allo Spezia. Con Guido ci conoscemmo proprio a Barletta, quando lui era capitano della formazione pugliese".
Una grande gioia il salto nella massima serie con lo Spezia. "Una cosa che mi resterà per sempre, anche se la felicità più grande deve ancora arrivare. A distanza di giorni fatico a metabolizzare ciò che abbiamo realizzato. Tutti questi ragazzi li porto nel cuore perché sono stati strepitosi. Ricordo ancora il pianto di Matteo Ricci a Pescara, emblema dell’attaccamento di questi giocatori alla maglia bianca".
Spezzini al settimo cielo.
"Hanno una passionalità simile a quella dei baresi. Quei 10mila spezzini che erano in piazza giovedì sono equiparabili ai 100mila di Bari per amore e attaccamento alla maglia bianca".
Come ha festeggiato la promozione in Serie A?
"Io e Angelozzi abbiamo voluto scaricare la grande tensione accumulata andando a fare una passeggiata in via Prione per poi brindare alla vittoria finale. La festa l’abbiamo lasciata giustamente ai giocatori, anche perché poi, alle otto del venerdì mattina, io e lui eravamo già in sede per predisporre la documentazione per l’iscrizione alla Serie A, che per scaramanzia, non avevamo preparato prima".
Ci racconti Angelozzi.
"Nella vita privata è straordinario, prova ne è che ha molti amici. Passare le giornate con lui è un piacere. Per lui, però, il lavoro viene prima di tutto. E i giocatori gli vogliono tutti bene".
Come mai è andato in panchina nei match col Chievo e il Frosinone?
"Me lo ha chiesto Guido".
La Serie A che lei ha già conosciuto?
"È un altro mondo, ne parlavo nei giorni scorsi con il presidente Chisoli. Nella vita si vive anche di queste emozioni".
Alle porte un periodo duro per lei, alle prese con tante scadenze.
"È sempre così al termine del campionato tra ritiri, iscrizioni e incombenze varie. Io non ricordo quando è stata la mia ultima vacanza, con l’aggiunta che negli ultimi quattordici mesi sono sceso a Barletta, dove c’è la mia famiglia, solo in due occasioni. Ma debbo dire che ne è valsa la pena fare questi sacrifici".
Infine, la sua professione di padre in figlio?
"È così. Francesco fa l’avvocato, mentre Walter da quest’anno ha intrapreso il mio percorso nella segreteria del Monza".