Domiciliari al capo di gabinetto di Toti. L’accusa: “Matteo Cozzani ha agevolato la mafia”. L’inchiesta partita da La Spezia: cosa dicono le carte

Ai domiciliari anche il fratello Filippo (indagine di La Spezia). L’ex sindaco è accusato dalla procura di Genova di ‘corruzione elettorale’ aggravata dall’agevolazione mafiosa, in particolare verso il clan Cammarata del Mandamento di Riesi

Genova, 7 maggio 2024 - Anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Giovanni Toti ed ex sindaco di Porto Venere, è finito ai domiciliari nell’inchiesta che ha portato all’arresto del presidente della Liguria, (anche lui ai domiciliari). Cozzani è accusato fra l’altro di ‘corruzione elettorale’ aggravata dall’agevolazione mafiosa.

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Di che partito è Giovanni Toti

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Sull’ex sindaco, si incrocia l’attività di due procure: quella di La Spezia, dalla quale è partita l’inchiesta, e quella di Genova. Venti complessivamente le persone coinvolte. Ecco cosa dicono le carte. Ai domiciliari anche il fratello Filippo Cozzani, imprenditore. 

Le accuse a Matteo Cozzani

Il capo di gabinetto del Presidente della Regione Liguria è accusato dalla procura di Genova del reato di “corruzione elettorale”, aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova, e di corruzione per l’esercizio della funzione.

Le parole del procuratore Nicola Piacente

Nel dettaglio, scrive il procuratore di Genova: “A Matteo Cozzani quale coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, quali rappresentanti della comunità riesina di Genova, viene contestato (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto) il reato di c.d. corruzione elettorale (art. 86 DPR 570/1960). In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 costoro sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista (questi ultimi non sottoposti ad indagine)”. 

“Le promesse di Toti e Cozzani”

Toti è inoltre accusato, insieme a Cozzani, di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, di “un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del 2022, a fronte dell’impegno di sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona”.

La commissione parlamentare Antimafia ha chiesto l’acquisizione degli atti dell’inchiesta della Dda genovese e della Guardia di finanza.

Le parole del procuratore di La Spezia

Il procuratore di La Spezia, Antonio Patrono, scrive che le indagini “hanno permesso di ipotizzare, sulla base di gravi indizi di colpevolezza, i reati di corruzione e di turbata libertà degli incanti per i quali sono stati applicati gli arresti domiciliari a Matteo Cozzani (...), al fratello Filippo Cozzani (imprenditore attivo nel settore della segnaletica stradale e della vendita di bevande all’ingrosso) ed ai fratelli Raffaele e Mirko Paletti (noti imprenditori milanesi, amministratori di società che operano anche nel Comune di Porto Venere)”. 

I fatti contestati dalla procura di La Spezia

Scrive il procuratore: “L’indagine riguarda fatti avvenuti nel periodo compreso tra il 2022 e il 2024”. Le accuse all’ex sindaco: “Avrebbe agevolato in vario modo” alcuni imprenditori “in cambio di favori consistiti nel far sì che i medesimi commissionassero lavori o forniture alle imprese della sua famiglia, rappresentate legalmente dal fratello Filippo Cozzani ma gestite, di fatto, anche da lui”. Non solo. “Alcuni degli imprenditori coinvolti, in cambio dei suoi favori, avrebbero inoltre effettuato finanziamenti per il partito politico di cui Matteo Cozzani era esponente, nonché offerto in numerose occasioni ospitalità alberghiera gratuita a lui e ad altre persone da lui indicate”.

Contestate all’ex sindaco anche “varie condotte volte ad agevolare la realizzazione di uno stabilimento balneare sull’isola Palmaria da parte dei medesimi imprenditori milanesi”.

Come è partita l’inchiesta

L’indagine, conclude nel suo comunicato il procuratore di Genova, “scaturisce da una trasmissione di atti per competenza proveniente dalla Procura della Repubblica della Spezia che ha svolto indagini su un procedimento collegato (...). Gli indizi a carico degli indagati sono stati raccolti nel corso di attività di intercettazione, pedinamento e osservazione”.  

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