
Un mitilicoltore scarica il suo prezioso carico di muscoli appena prelevati dai vivai. La mitilicoltura è da anni messa a rischio dalle orate
È diventata l’incubo dei muscolai spezzini, capace di abbattere la produzione locale di mitili, e contro la quale fino a oggi non è stata trovata una soluzione. Stiamo parlando dell’orata, pesce prelibato ma al contempo nemico giurato dei muscoli spezzini. Le razzie nei vivai del golfo ormai non si contano più, e sempre più spesso i mitilicoltori che escono all’alba per raccogliere i frutti del proprio sforzo, tornano a Santa Teresa con la barca vuota o quasi. "Nel 2024 i nostri soci hanno perso il 95 per centro della produzione, e di conseguenza del loro reddito, per colpa dell’orata. Anche io lo scorso anno ho perso tutto, e infatti da quest’anno allevo solo ostriche, ma non perchè non mi piace allevare i muscoli, che sono i più buoni del mondo" spiega Paolo Varrella, presidente della cooperativa che riunisce 84 soci in tutto il golfo della Spezia. Un problema che la coop spezzina ha preso di petto, avviando in collaborazione con istituti di ricerca e università diversi studi per trovare una soluzione. "Sono un problema, certamente legato alla stagionalità, ma da risolvere – aggiunge Varrella –. Magari ci illudiamo che per un certo periodo non fanno danni, poi di colpo arrivano e mangiano tutto. Abbiamo diversi progetti che stiamo sviluppando con Enea nell’ambito del progetto Smart Bay di Santa Teresa, per migliorare le tecniche di pesca e aumentare la selettività. Alcuni saranno presentati all’Oyster Fest".
L’obbiettivo, spiegano i mitilicoltori, è fare un piano di gestione dell’orata, capire quante ce ne sono nel golfo e, di conseguenza, tarare il pescato "necessario per renderle inoffensive. Il nostro vuole essere un approccio sostenibile, l’obiettivo non è di pescare tutte le orate del golfo ma fare un piano di gestione per abbassarne il numero, affinché ci faccia lavorare". Altre strade in fase di studio portano all’utilizzo di ultrasuoni e di fasci di luce come dissuasori naturali.
"In passato avevamo testato in vasca gli ultrasuoni, ma non si erano dimostrati efficaci perchè le orate si adattano anche a quelli – analizza il presidente della coop –. Un altro progetto, oggetto di uno studio in collaborazione con un istituto di ricerca e con un’università, è quello sul glooming: la luce diffusa in ambienti acquatici nelle ore notturne avrebbe delle influenze dal punto di vista metabolico; anche quello sarà oggetto di approfondimento. Stiamo mettendo in campo una serie di progettualità che sicuramente possono servirci per capire e per intervenire". I mitilicoltori resistono, nonostante le difficoltà. "Le orate per noi sono come il granchio blu per l’Adriatico – dice Jacopo Conti, mitilicoltore –. Abbiamo perso praticamente tutto lo scorso anno. Purtroppo quando iniziano a mangiare il seme è una rovina, perchè non si riesce più a produrre. Oggi dovremmo buttare giù i fili, ma non possiamo, perchè ce li mangerebbero subito".
In attesa di una soluzione, i miticoltori attendono anche un altro passo importante, il trasferimento dei vivai fuori diga, per il quale si attende l’inizio dei lavori commissionati dall’Autorità di sistema portuale del Mar ligure orientale. "I permessi ci sono, le nostre pratiche sono a posto, abbiamo già l’autorizzazione, aspettiamo, la macchina però si è messa in moto, dovremmo esserci" conclude Varrella.