
Un weekend triste e sconsolato, con numerosi negozi chiusi e pochissima gente in giro. Complice il tempo, umido e piovoso, che ha contribuito a rendere grigi anche i pensieri dei commercianti, molto preoccupati per il futuro. Pochissimi incassi, se non pari a zero e questo fa pensare alla propria famiglia, a come pagare dipendenti, affitto dei negozi, bollette, fornitori. E le tasse? "La riduzione che ci ha fatto è stata ridicola, anzi, devo capire quale sia stata. Nemmeno il mio commercialista la deve aver vista. Io sono un ristoratore e faccio da mangiare, ma vorrei essere messo in grado di poterlo fare". Cristiano Angelini, titolare del ristorante O chi o cà toa, di Fezzano, ride e scherza, ma trapelano rabbia e preoccupazione.
Fra gli avventori del locale, Mina SchiAnchi, della provincia di Parma, col marito, lamentano di aver trovato tutto chiuso: "Siamo qui da ieri, ma ce ne torniamo a casa. Dispiace vedere questa situazione, ma tanto non si può restare a cena". Si incontra solo qualche residente che non ha voglia di parlare, chi seduto sulla panchina, chi a passeggio col cane. Poco più avanti, alla marina, ci informano che il ristorante La Bitta chiude: "Oggi è l’ultimo giorno – spiega Pierpaolo Casto, uno dei titolari – e abbiamo deciso di chiudere perché, se non possiamo lavorare la sera, non riusciamo a coprire le spese. Tanto vale stare a casa". A queste parole fa eco il commento di Adriana Incaviglia, titolare del ristorante Il Tritone: "Ho già dovuto chiudere un altro ristorante a Spezia, in quanto era aperto solo la sera. Stiamo lavorando molto meno, anche se ci siamo dovuti reinventare con il menù a prezzo fisso, cosa inusuale per il nostro target di clienti. Speriamo ci lascino aperti almeno a pranzo, anche perché vogliamo evitare di lasciare a casa i dipendenti. Oltretutto alcuni non hanno nemmeno l’anzianità per la cassa integrazione, stiamo facendo il possibile. Ci avevano già chiuso durante i lavori, col primo lockdown, così non si può andare avanti". E che dire del pub alle Grazie che apre solo il fine settimana, ma chiude alle 18? Alle quattro del pomeriggio non si incontra anima viva.
A Porto Venere ieri molti negozi sono rimasti chiusi, sia nel caruggio che sulla calata, ma anche quelli che hanno deciso di restare aperti sono nello sconforto più totale. "Ci hanno fatto spendere un sacco di soldi per le misure anti contagio – commenta Antonella Cheli, titolare del ristorante Il Timone – e adesso ci fanno chiudere. Mi chiedo quale sia il criterio di restare aperti a pranzo e chiudere per cena. I tavoli sono gli stessi, i distanziamenti ci sono tanto di giorno quanto di sera e grazie anche al dehors. Rischiamo di perdere anche il Natale. Bisogna lavorare su come organizzarsi per la primavera". Nella giornata di ieri, i parcheggi erano pieni e la gente sembrava essersi data appuntamento solo in due gelaterie della calata. Abbiamo incontrato Marco Bresci, di Pistoia, saggista e docente di ambiente, etica e cultura, che ha sintetizzato in una frase la sua visione della situazione attuale: "Questa è un’occasione per cercare i giusti punti di forza e far emergere i valori di ognuno di noi". E a proposito di valori, la Regione Liguria sta pensando di limitare gli spostamenti degli over 70, come se il problema fossero loro. Loro che di assembramenti non ne fanno, che spesso vivono già in solitudine, uscendo solo per fare la spesa e per fare una passeggiata. Loro, che racchiudono i veri valori e che sono la nostra storia. Le parole di Marco fanno riflettere, soprattutto su una società che adesso è in affanno, a rincorrere un avere troppo spesso idolatrato a discapito di un essere nascosto e travestito.
Viliana Trombetta