"Tutti i gravi errori fatti da Toti e Peracchini"

Melley fiducioso sull’operato di Cavagnaro ma impietoso sulla passata gestione: "Inammissibile che ora provino a rifarsi una verginità"

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di Roberta Della Maggesa

"Non è ammissibile che Toti e Peracchini oggi provino a rifarsi una verginità agli occhi della gente, facendo finta che non sia accaduto nulla di grave in questi anni". Non le manda certo a dire il leader di Leali, Guido Melley, nella sua disamina delle condizioni in cui versa la sanità spezzina. Un giudizio, il suo, senza possibilità di appello. Una critica a tutto campo nei confronti del recente passato, solo parzialemente rischiarata dal credito di fiducia concesso al nuovo direttore generale, di cui riconosce il "valore professionale" e del quale ha apprezzato il "cambio di passo". "A differenza dei suoi predecessori – il riferimento è alla lunga intervista che Paolo Cavagnaro ha rilasciato al nostro giornale – non si è trincerato dietro il solito silenzio e ha subito affrontato le tante questioni aperte". L’accenno è ai segnali di attenzione riservati al tema del rafforzamento degli organici – 60 nuovi infermieri a tempo determinato che verranno assunti a breve e la richiesta di aumentare di 50 unità i posti degli Oss messi a concorso –, ma anche alle rassicurazioni fatte sull’intenzione di avviare al più presto le procedure concorsuali sui primariati e sulla volontà di potenziare le cure territoriali.

Insomma, Melley, mi pare che ci siamo? O no?

"C’è un cambio di passo. Ma non dobbiamo dimenticare che sono passati cinque anni durante i quali Toti ha compiuto errori enormi sulla pelle e a danno della salute degli spezzini".

Cosa intende?

"Il primo grave errore è stato quello di aver accentrato tutte le politiche sanitarie in capo ad Alisa, con la conseguenza di aver annichilito la capacità organizzativa e di programmazione sanitaria delle singole Asl. Secondo gravissimo errore le nomine ai vertici. Toti, pressato dai poteri forti leghisti, per anni ha messo a capo della nostra Asl dirigenti inadeguate come la direttrice sanitaria Banchero e il commissario Troiano".

E quale sarebbe la loro responsabilità?

"Penso alle faide e al caos ai piani alti di via Fazio, ma anche alla totale assenza di programmazione sanitaria e organizzativa. Vedremo se Cavagnaro avrà la necessaria autonomia per fare scelte diverse, a partire dalla imminente nomina del nuovo direttore sanitario".

Assenza di programmazione? Si spieghi meglio.

"Negli ospedali sono rimasti moltissimi reparti senza primario perché i concorsi sono stati ostaggio di veti di potere. Qualificati medici, specialisti e dirigenti di valore sono fuggiti verso altre Asl. Non sono stati effettuati i concorsi per potenziare i ruoli tecnici e infermieristici ed anche in piena pandemia si sono colpevolmente preferiti incarichi libero-professionali a contratti di lavoro a tempo determinato più appetibili dall’esterno. Nulla si è fatto per risolvere la stabilizzazione lavorativa dei 158 Oss di Coopservice. E poi mille pasticci, come ad esempio la mancata separazione dei due ospedali in Covid e non, la disorganizzazione del Day Hospital oncologico, gli acquisti di costose apparecchiature chirurgiche in piena emergenza al posto di attrezzature per i pronto soccorso e di mascherine per il personale. Per non parlare dei servizi territoriali, nei quali sono state progressivamente indebolite le funzioni dei distretti, al cui vertice sono state nominate figure di stretta fiducia di Toti senza che abbiano apportato alcun valore aggiunto: nessun investimento sull’assistenza domiciliare, nessun progetto sugli infermieri di quartiere e di comunità; le Rsa allo sbando".

Il caso Felettino, però, sembra volgere al sereno...

"Non direi. Le incognite sono ancora tantissime. Il centrosinistra, dopo decenni di impegni a tutti i livelli per ottenere le risorse necessarie, aveva garantito un piano finanziario di 175 milioni (di cui 143 di fondi statali). Cavagnaro afferma che almeno una parte dei fondi stanziati dallo Stato – 120 milioni – sono confermati, ma gli atti approvati dalla giunta Toti lo scorso agosto e i comunicati della Regione dello scorso dicembre parlano invece di 104 milioni residui. Bisogna fare chiarezza su questo grottesco balletto di cifre, appurare quanto costerà il nuovo nosocomio e quanti soldi mancano all’appello".

C’è un nuovo progetto, che prevede tra l’altro un aumento dei posti letto.

"In realtà Toti non ha precisato nulla in merito al vero “contenuto” del nuovo ospedale: occorre che emerga la verità su quali specializzazioni saranno presenti e quali no e quale sarà la dotazione organica indispensabile di medici, infermieri e Oss. Sarà inoltre decisivo verificare gli investimenti necessari sul Sant’Andrea e sul San Bartolomeo per il lungo “periodo transitorio” che ci separa dal momento in cui il nuovo Felettino entrerà in funzione, non meno di 67 anni. Gli spezzini hanno poi il diritto di decidere se vogliono un ospedale finanziato totalmente con fondi pubblici oppure pagato dai privati con un leasing trentennale dai lati oscuri e soprattutto con potenziali rischi pesantissimi sui bilanci della nostra Asl".