
Una delle donne residenti al numero 337 di via Lunigiana: mostra la barra di metallo ’sparata’ sul terrazzo da un mezzo in azione nel cantiere
La Spezia, 18 aprile 2025 – “Mi ha salvata una telefonata. Erano le tre del pomeriggio, stavo qui sulla terrazza e sono entrata in casa per rispondere, altrimenti mi avrebbe con grande probabilità colpita e chissà cosa sarebbe successo. È andata bene così”. Se per tutti i residenti di via Lunigiana 337, una casa a ringhiera a un piano, i lavori per la realizzazione del nuovo binario e della banchina nella stazione di Migliarina a servizio del Cinque Terre Express sono diventati un incubo, c’è anche chi ha rischiato di rimanere ferito, se non peggio. La signora Giuliana Ricceri, che qui vive da 34 anni, ci mostra un pezzo di ferro che è letteralmente piovuto di fronte al suo ingresso dal cantiere: una barra pesante, ’sparata’ da uno dei macchinari che erano in attività. “Mi ha rovinato la tenda, che mi è stata sostituita, ha rotto la canalina, sfondato due piastrelle della terrazza”. Ma il cahier de doléances è lungo e non lo firma solo Ricceri: non si arrendono a una situazione ormai per loro insostenibile neanche Nina Cojocari, Daniela Toracca e Anna Witan (quest’ultima non compare nelle fotografie, ma appoggia le istanze, ndr).

“Da tre settimane – denunciano – stanno continuando a fare i lavori anche di notte. È estenuante, non ce la facciamo più”. E le conseguenze sono estreme: la signora Cojocari, che ci mostra una lunga sequela di video a comprovare gli estremi disagi, è finita a dormire in auto pur di non subire questo martellamento e si è trovata costretta a rivolgersi a un neurologo per i disagi causati dagli interventi, che – testimonia con le altre donne – da mesi le disturbano anche durante il giorno. “Ho provato a contattare per posta elettronica e per telefono chiunque: forze dell’ordine, sindaco, assessori… ormai ho perso il conto”. E ci mostra una lunghissima lista delle chiamate e delle mail inviate, senza esito. “Ho ottenuto un solo riscontro: se ci sono le autorizzazioni, tutto regolare. Ma noi dobbiamo patire così?”. La nostra chiacchierata è densa.
Le lamentele più sentite riguardano la vicinanza del binario nuovo, il fatto che sia stato realizzato senza barriere antirumore – “le metteranno, almeno dopo?” si chiedono – , la distruzione del giardino sottostante, ora una spianata di terra, dov’è stato tagliato un albero di ulivo. “Si è tutto inevitabilmente trasformato e anche in futuro avremo, in pratica i treni dentro casa. La signora Nina si è rivolta a un comitato: secondo quanto le hanno detto, la distanza dai binari non è sufficiente. Non avrebbero potuto allargare dal lato Valdellora? Così ci condannano e le nostre case perdono inevitabilmente di valore. C’è stata una riunione con i residenti per comunicare gli interventi, peccato che nessuno abbia avvisato noi che ci viviamo di fronte”.
Il disagio lo denunciano anche dalle case attigue e perpendicolari, dove vive la signora Daniela. E gli episodi non finiscono qui: fra i più clamorosi, una vera e propria ’pioggia’ di cemento – un’iniezione andata a male, probabilmente – che ha travolto il tetto, ancora intaccato, la terrazza, da cui è poi stato rimosso, e un’auto di residenti, che ancora oggi ne porta i segni. “Vogliamo dormire, vogliamo di nuovo un giardino di fronte, vogliamo poter sentire la televisione, visto che oggi è impossibile, vogliamo un intervento per abbattere i rumori. È troppo? Perché tutti ci ignorano, autorità comprese?”.