MARCO MAGI
Cronaca

'Studio e meraviglia' nell'Ottocento, con la nuova mostra del Museo Etnografico

Si affianca all’esposizione dedicata alla 'meraviglia' cinque-seicentesca del Museo Lia. Inaugura il 27 giugno

Peracchini e Paolicchi al Museo Etnografico

Peracchini e Paolicchi al Museo Etnografico

La Spezia, 27 giugno 2025 – È stata presentata questa mattina in conferenza stampa dal sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, dalla dirigente ai Servizi Culturali Rosanna Ghirri e dal curatore della mostra e conservatore del Museo Etnografico, Giacomo Paolicchi, la nuova esposizione 'Studio e meraviglia. L’ordine del mondo nelle raccolte museali ottocentesche'. La mostra inaugura al pubblico, oggi, 27 giugno alle 17 e rimarrà esposta fino al 3 maggio 2026.

“La meraviglia è il motore che spinge alla conoscenza, e nell’Ottocento allo studio scientifico della natura: il Museo Etnografico ci regala un’esposizione sorprendente valorizzando le intuizioni di Giovanni Capellini e soprattutto Giovanni Podenzana che contribuirono a fondare il primo Museo Civico della Spezia – dichiara Peracchini – Dalla wunderkammer, sala privata di principi, alla costituzione museale: in questo percorso storico, etnografico e culturale, il Museo mette in dialogo le collezioni civiche mai esposte dai depositi restaurate, pubblicazioni dall’Archivio Storico della biblioteca civica 'Ubaldo Mazzini' e prestiti importanti da altri Musei italiani. Una mostra che rivendica con orgoglio l’importanza della nostra storia e riscopre la genesi del Museo Civico spezzino”.

“Studio e meraviglia. L’ordine del mondo nelle raccolte museali ottocentesche” si affianca all’esposizione dedicata alla 'meraviglia' cinque-seicentesca del Museo Lia recentemente inaugurata, indagando l’evoluzione di questo concetto nel corso dell’Ottocento, quando i materiali, un tempo appannaggio dei gabinetti di curiosità (naturalia, artificialia e mirabilia) di principi, umanisti e scienziati, confluirono nelle collezioni dei costituendi musei pubblici nello sforzo collettivo della comunità scientifica occidentale di ordinare sistematicamente la realtà.

Proprio nel XIX secolo nacquero le scienze naturali così come le conosciamo oggi e la catalogazione scientifica oltrepassò i sicuri confini europei per approdare nelle terre lontane abitate dalle comunità allora considerate 'primitive' e popolate di flora e fauna spesso sconosciute. Un forte impulso verso l’esotico fu la naturale conseguenza dell’espansione coloniale delle nazioni occidentali che promossero missioni scientifiche prima impensabili cui parteciparono scienziati e artisti che studiavano e immortalavano ciò che trovavano sul loro cammino.

A questo tipo di esperienza è riconducibile la spedizione in Nord America cui Giovanni Capellini prese parte nel 1863 e grazie alla quale sarebbero giunti al Museo spezzino i manufatti delle tribù native della Grandi Pianure. In Italia le spedizioni di raccolte naturalistiche si moltiplicarono dopo l’Unità ed ebbero grande impulso soprattutto a seguito della nascita della Società Geografica Italiana a Firenze nel 1867. Proprio a questo clima culturale piuttosto fervente si ascrive l’esperienza di Giovanni Podenzana che nel 1891 intraprese il viaggio in Australia durante il quale reperì flora, fauna e manufatti aborigeni per il Museo civico della Spezia, di cui era stato nominato conservatore, e per altre istituzioni culturali italiane, pubbliche e private.

Le nuove conoscenze, comprese quelle geologiche sull’antichità della Terra, e la scoperta di forme di vita estinte (i dinosauri), portarono alla nascita delle teorie sull’evoluzione, fra cui il darwinismo è quella più conosciuta. Nei musei naturalistici e in quelli antropologici sorti nell’Ottocento le componenti dello stupore e della meraviglia, che nelle wunderkammern avevano ricoperto un ruolo centrale e ne avevano permeato gli allestimenti, si stemperarono, non svanirono completamente e concessero maggiore spazio al rigore e alla classificazione scientifici: i reperti furono studiati, organizzati e messi a disposizione dei visitatori come campioni della vastità e varietà della natura presente sul pianeta. Così avvenne nel Museo civico della Spezia, istituito nel 1873: inizialmente preposto ad accogliere ed esporre reperti di storia naturale e cimeli storici, ben presto fu ampliato andando a comprendere materiali archeologici e manufatti etnografici (locali e non europei), seguendo la via tracciata da molti altri analoghi presidi culturali.

La mostra ha lo scopo di ripercorrere la nascita e la trasformazione del museo così come lo conosciamo oggi, riscoprire e esibire ciò che si sarebbe trovato in un Museo di storia naturale ed etnografico nell’Ottocento, ripercorrendo studi e ricerche del tempo. Il progetto prevede l’esposizione di manufatti delle collezioni storiche spezzine e alcuni prestiti da importanti istituzioni toscane oltre che antiche pubblicazioni conservate alla Biblioteca Civica “Ubaldo Mazzini”.

I materiali sono suddivisi per tematica:

- I popoli “primitivi”. In questa sezione viene proposta la nascita e l’evoluzione di materie come l’etnologia, l’antropologia e l’etnografia e il loro legame con le scienze naturali. Si potranno osservare manufatti extraeuropei realizzati con materiali che la società occidentale ottocentesca reputava rari e che erano in parte sconosciuti al grande pubblico. Tutt’oggi si tratta di oggetti rituali, utensili e accessori di grande fascino provenienti da Africa, America, Asia e Oceania.

- L’anatomia umana. Gli studi anatomici per capire la vera natura dell’uomo, lo stato di evoluzione della specie, la presenza di una o più specie umane ma anche l’esigenza di trovare cure alle malattie spinsero scienziati e medici a raccogliere, classificare migliaia di esemplari anatomici che ancora oggi sono conservati in molti musei e che nascondono storie a volte molto tristi.

- La patologia. La classificazione delle deformazioni congenite fu strumento di studio fin dal Rinascimento. Chiamate nel passato mostruosità, nel corso dell’Ottocento furono studiate sistematicamente per spiegarne la genesi e cercare di superare le credenze superstiziose che le investivano.

- La biogeografia e la classificazione dei viventi. Sono esposti i reperti di storia naturale, locali ed esotici, ingressati al Museo per testimoniare la varietà naturale del mondo: animali, campioni botanici, conchiglie, minerali. La tassidermia fu una tecnica che ebbe notevole spinta nel XIX secolo e fu utilizzata per cristallizzare forme di vita autoctone e alloctone.

Le opere in mostra provengono dalle collezioni del Museo Civico Etnografico “Giovanni Podenzana”, dai depositi civici, dalla Biblioteca Civica “Ubaldo Mazzini”. Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ha prestato alcuni preparati tassidermici, il Museo di Anatomia Veterinaria dell’Università di Pisa e l’Accademia di Belle Arti di Carrara hanno prestato materiali e strumenti didattici tutt’ora in uso dagli studenti. Info Museo civico Etnografico “Giovanni Podenzana”: allo 0187 727781 e alla mail [email protected].