Spiragli di speranza. Un’azienda è pronta a rilevare la Cds. Intanto la sede chiude

Assemblea pubblica in piazza Europa dei circa duecento dipendenti. Senza stipendio da marzo faticano a far quadrare i conti di casa. "Abbiamo muti e affitti a pagare, per noi niente svaghi o divertimenti".

Spiragli di speranza. Un’azienda è pronta a rilevare la Cds. Intanto la sede chiude

Spiragli di speranza. Un’azienda è pronta a rilevare la Cds. Intanto la sede chiude

Sono stanchi e abbattuti ma ancora non rinunciano a combattere. I lavoratori della Digital Customer Service che da marzo non percepiscono lo stipendio, ieri mattina durante l’assemblea pubblica che hanno voluto organizzare davanti al Comune, non hanno lesinato critiche verso tutte le istituzioni. "Se mai si arriverà ad una soluzione di questa drammatica situazione – dichiara Tiziana Venelli di Slc Cgil – il merito sarà solo del sindacato. Da tutti gli altri solo discorsi e nessun fatto concreto". La segreteria di categoria, con lo stile energico che la contraddistingue, pronuncia queste parole dopo che il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini è appena sfilato accanto ai lavoratori per salire sull’auto blu davanti a Palazzo civico. "Avrebbe potuto almeno fermarsi – dice Venelli – e invece non ha mostrato nemmeno un piccolo segno di attenzione". I duecento dipendenti di Cds che da tre mesi non ricevono lo stipendio, sono impiegati in un call center che fornisce servizi di assistenza clienti e telemarketing a Enel e ad altri committenti minori. Il loro calvario (da un mese sono in sciopero continuo) è iniziato con la fine ormai prossima del mercato tutelato dell’energia: la massima parte del lavoro di Cds era l’assistenza alla clientela che aveva quel tipo di contratto e di regime tariffario.

"L’ultimo stipendio che abbiamo avuto è quello di febbraio – racconta Sara, lavoratrice con una figlia in seconda media – andare avanti è davvero difficile. Bisogna centellinare ogni euro e si devono fare molte rinunce. E non stiamo parlando di lussi ma di cose essenziali, della normalità di tutti i giorni". Come lei tanti altri, in difficoltà con le rate dei mutui o dell’affitto, famiglie per cui andare a mangiare una pizza al sabato sera o programmare una piccola vacanza estiva è diventato un autentico miraggio. "Per noi non ci sono svaghi o divertimenti. Solo la preoccupazione che le banche ci portino via la casa o l’auto".

Intanto a partire da oggi al capannone dove lavoravano i dipendenti di Cds, nell’area industriale delle Pianazze, sono state chiuse le porte per un contenzioso sul pagamento dell’affitto. "Non ci sarebbe nemmeno più un luogo fisico – sottolinea Speranza Poleschi di Fistel Cisl – dove poter lavorare se mai dovesse riprendere l’attività. Così non si può andare avanti". La speranza oggi è rappresentata dalla possibilità che un grande gruppo italiano del settore possa subentrare e assorbire i duecento lavoratori. "Una prima trattativa è stata avviata – dichiara Alessandro D’Ippolito di Uilcom Uil – ma siamo ancora nelle fasi preliminari. Esprimiamo comunque un prudente ottimismo che si possa arrivare ad una soluzione". Nessuno vuole dirlo apertamente (anche per non rischiare di ingenerare facili illusioni) ma si sussurra di una "trattativa concreta" che potrebbe veramente cambiare in meglio gli scenari fra i circa duecento lavoratori della Cds, che mai come in questo momento hanno bisogno di sentirsi dare belle notizie per il loro futuro occupazionale.

Vimal Carlo Gabbiani