
Oggi è un reparto modello con certificazione ISO 9001:2015, e si prende cura di 650 pazienti all’anno. Dal lontano 2007 la Radioterapia ne ha fatti di passi avanti. Quando è arrivato alla Spezia dal ben più gettonato Ist di Genova (Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro), il dottor Tindaro Scolaro, ha insieme alla sua équipe creato una struttura moderna e competitiva con apparecchiature di ultima generazione praticamente dal nulla. "Quando siamo arrivati lavoravamo negli scantinati del Felettino – ricorda il primario – c’era solo una vecchia cobalto e un apparecchio radiante per un massimo di 180 pazienti". Mandata in soffitta la vecchia cobalto sono iniziate ad arrivare le prime macchine. È il caso del nuovo acceleratore che sfruttando al massimo le sue potenzialità – facendolo lavorare 12 ore al giorno – erano riusciti a portare i pazienti, dai timidi numeri trovati, ai ben più consistenti 500.
Il salto di qualità arriva nel 2015 con l’ingresso in una struttura nuova situata sul retro del vecchio Felettino, con entrata da via dei Pilastri. Un edificio su due piani con al piano terra: accettazione, terapie e acceleratori. Tra la nuova strumentazione spicca una TC 4D. Una tomografia che registra più immagini nel tempo. "Questo apparecchio – spiega il primario – ci consente di fare gli esami anche tenendo conto dei movimenti respiratori, e nelle varie fasi del respiro capire come si muovono gli organi interni. Nella realtà questo è fondamentale perché ci permette di avere l’insieme del movimento che fa il nodulo garantendo che venga irradiato tutto. Consideri che un nodulo di un centimetro di diametro lo dobbiamo ritrattare in respirazione libera con un’irradiazione di due centimetri e mezzo. Se io non ho questo tipo di TC posso immaginarlo solo in maniera approssimativa invece con questo sistema la macchina mi dice come si muove il nodulo e io copro il volume". Una differenza sostanziale quando si parla di tempi e qualità di vita. E dal 2016 è presente anche un acceleratore dotato di un sistema su cui trova spazio una TC conica utile ai medici per verificare se gli organi sono nella stessa posizione di quando è iniziato il trattamento.
L’ultimo arrivo è invece il Versa dell’Elekta. "Un acceleratore simile a quello che abbiamo – spiega Tindaro Scolaro – ma a differenza dell’altro ha due fasci di radiazioni che non vengono filtrati (FFF) e che permettono trattamenti più veloci, precisi e potenti. E questo è importante perché si riduce il tempo di irradiazione. Dai 6-9 minuti di un nodulo polmonare si passerebbe ai 2-3 minuti". Un reparto che gira ad alta velocità dove spicca l’affiatamento dell’équipe: 5 medici compreso il primario, 8 tecnici e 2 fisici al momento assunti a tempo determinato. A questi ultimi il compito di garantire la sicurezza e, seguendo le indicazione del medico, di pianificare il trattamento radioterapico. Insomma un reparto abituato a dare il massimo e che ha conosciuto una leggera flessione dell’attività nel periodo Covid ma che non ha creato intoppi all’attività. Modesti anche i tempi di attesa: 3, 4 settimane al massimo. E a seconda del caso non mancano neppure le classi di priorità, rispettate puntalmente.
Anna M. Zebra