REDAZIONE LA SPEZIA

Quella sfida all’apartheid

Nel libro di Massimo Calandri la storia di una coraggiosa squadra di rugby

Quella sfida all’apartheid

"Questo è un romanzo di un gruppo di ragazzi partiti dall’Italia, che dopo aver condiviso questa avventura ritornano uomini forgiati". Il giornalista e inviato Massimo Calandri illustra così l’essenza del suo libro "Non puoi fidarti di gente così. Storia della squadra di rugby che sfidò l’apartheid" (Mondadori), che presenterà sabato mattina alle 10.30 al museo nazionale del Ciclismo "Adriano Cuffini" in via dei Pioppi 10 alla Spezia, nell’ambito di "Libriamoci primavera". Si tratta della storia della giovane Nazionale azzurra della palla ovale che affrontò divieti e un viaggio dall’altra parte del mondo per arrivare in Sudafrica e sfidare i maestri di questa disciplina. Un’avventura sportiva, ma soprattutto di vita, forgiata fra l’orrore dell’apartheid e giganti quali Mandela e Biko, ma soprattutto con l’abbattimento delle barriere del razzismo, narratagli da Marco Bollesan, capitano di quella rappresentativa e successivamente allenatore dell’autore nel Cus Genova, e dai compagni di quella rosa unica. "Quando è mancato – continua Calandri – , mi sono ricordato di questa storia e ho sentito anche il resto della squadra. Non era solo rugby, partite e tabellini, ma qualcosa di più. Ragazzi da tutta Italia andati a condizione di giocare contro la nazionale sudafricana nera, che sfideranno a Port Elizabeth davanti ad un pubblico interamente di colore formato da 20mila persone che non avevano mai visto un bianco e che invasero il campo per toccarli".

Importanti i riconoscimenti ottenuti dal volume: lo scorso anno ha vinto il premio Bancarella Sport Panathlon e si è classificato secondo al concorso letterario Coni; inoltre, la Federazione Italiana Rugby ne ha fatto avere una coppia agli oltre mille club ovali italiani e lo stesso farà il Panathlon – all’evento saranno presenti la presidente del club spezzino Daniela Ricaboni e alcuni rappresentanti dell’International - il prossimo anno scolastico con i licei sportivi. E l’insegnamento del rugby continua. "Questo sport – conclude – dà a tutti la possibilità di partecipare: non serve un fuoriclasse, ma 15 giocatori. Devono portare la palla all’indietro, possono esser mediocri, ma devono essere uniti, amici che si danno sostegno. La palla ovale insegna davvero a stare con gli altri".

Chiara Tenca