
Altro boom di iscrizioni e il direttore Bruno lancia una proposta "Riqualificare un palazzo della Marina per ospitare i nostri studenti". La novità dei dottorati e l’ampliamento dell’offerta formativa.
Iscrizioni, alloggi, Erasmus, docenti e studenti, offerta formativa, traguardi, problemi e non solo. Di tutto questo abbiamo parlato, tra sue soddisfazioni, critiche e proposte mirate, con il direttore del Conservatorio ‘Giacomo Puccini’ della Spezia, Giuseppe Bruno, uno dei più esperti a livello nazionale in quel ruolo, che ha ricoperto in città per sei anni dal 2008 al 2014 e poi nuovamente dal 2020 ad oggi.
Partiamo dalle domande di iscrizione: ci dà il polso dell’appeal del ‘suo’ Conservatorio?
"Non abbiamo terminato l’immatricolazione, perché si chiude il 31 luglio: sono due le sessioni, a luglio e a settembre (si parte poi a novembre, ndr). Trecento, però, fino ad ora le domande, l’anno scorso erano la metà. A cosa è dovuto? Innanzitutto il nostro istituto è sempre più popolare in Cina, sebbene l’interesse cresca in egual modo tra gli studenti nazionali ed europei".
Il confronto con le scuole delle stesse dimensioni?
"Rispetto a Lucca e Livorno siamo avanti. Ma anche con Genova, che è poco più grande".
Difficile gestire le richieste?
"Per il canto lirico riusciamo ad evadere soltanto il 10 per cento delle domande, mentre sugli strumenti dobbiamo terminare il giro di ammissioni. Alla fine, per quanto riguarda gli iscritti, non è che i numeri possano essere molto diversi rispetto ai precedenti, perché se hai tre classi di canto, non puoi accettare più di 35 persone".
Complicata la scrematura?
"La selezione avviene, ancora prima dell’esame di ammissione, con la preparazione linguistica. Gli studenti stranieri lo sanno e arrivano con un livello sempre più alto".
Il conservatorio è ormai sempre più strutturato come un’università?
"La maggior parte degli studenti entra circa a 19, 20 anni, poi il sistema triennio-biennio e da quest’anno una grande novità: i conservatori italiani iniziano a poter rilasciare i titoli di dottorato in autonomia".
Un passo importante questo terzo livello?
"Viene sviluppato per un certo numero di borse di studio, almeno 5, che abbiamo già di dottorato, legate al Pnrr, quindi ben coperte e che avranno destinazioni su composizione, musicologia e ricerca bibliografica, e che dovranno poi garantire uno spazio per la performance. Tre o quattro anni di lavoro, che diviene anche titolo di accesso privilegiato per le carriere universitarie pure all’estero. Un nostro studente, ad esempio, ha vinto una posizione in un college in Cina, dopo il dottorato lì conseguito".
Il tutto, infatti, si allarga a macchia d’olio?
"Diventerà più facile che i nostri studenti possano concorrere a dottorati esteri. Per questo stiamo stabilendo accordi internazionali, come quella con la Florida State University, e ciò mi rende orgoglioso".
Anche gli studenti minorenni hanno il loro spazio?
"Abbiamo la possibilità di inserire persone nei corsi propedeutici già in età liceale. Per i bambini, fuori dal target, proponiamo laboratori strumentali. Per gli adulti, non solo i corsi regolari, ma perfino quelli di formazione per docenti di scuola media su teoria e strumento".
Che capacità ha il Conservatorio Puccini?
"Di circa 400 studenti, il numero è chiuso. C’è da dire che potrebbero essere di più, ma se per pianoforte, chitarra, violino e canto, le richieste sono tante, ci sono strumenti sotto rappresentati, come oboe e contrabbasso. Molto bene anche i corsi del dipartimento Jazz e lì, come negli altri, il livello si è alzato molto. Mi prendo parte del merito, perché ho sempre cercato di gettare il ‘Puccini’ nella mischia, confrontarsi con gli altri e questo garantisce di alzare l’asticella. I nostri ragazzi sono migliorati e lo dimostra il fatto che vengano sempre più coinvolti in progetti di tipo professionale. Abbiamo comunque allargato l’offerta formativa con corsi che piacciono ai giovani come quello di tecnico del suono".
Insomma, c’è qualche... nota dolente?
"Intanto l’Erasmus che, dopo la riforma, è divenuto ben più importante. Molti sono i docenti e gli studenti sia in entrata che in uscita, ma se da un lato lo Stato incoraggia il programma, dall’altro è in ritardo con il cofinanziamento di 5-6 anni. Quindi siamo costretti a coprire spese a cui dovrebbe pensare il ministero".
E poi?
"La questione alloggi. Il numero degli studenti fuori sede è aumentata esponenzialmente. Non solo dall’estero. Loro si devono confrontare con la trasformazione cittadina, che ha portato ad un numero incredibile di case vacanza, con poche abitazioni in affitto. Legittimo da parte dei proprietari, però, allora è necessaria la costruzione di una residenza universitaria, magari attraverso una ‘trasformazione’, che non serva solamente il ‘Puccini’. Un palazzo dove accoglierli pagando un canone adeguato. La soluzione esiste ed è a portata di mano, ristrutturando qualche capannone o cambiando destinazione d’uso a qualcuno dei tanti edifici della Marina militare".