
Uno smartphone
La Spezia, 3 luglio 2023 - Assolto perché il fatto non sussiste. E’ la sentenza pronunciata dal giudice Marinella Acerbi nei confronti del professor Emanuele Castrucci, 71 anni, originario di Monterosso e residente alla Spezia, già docente all’Università di Siena. Il 2 dicembre 2019 aveva innescato un autentico vespaio pubblicando sul suo profilo Twitter una foto di Hitler con la didascalia: "Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo".
A denunciarlo era stato lo stesso rettore dell’Università di Siena, Francesco Frati, per apologia del nazismo, con l’aggravante della negazione della Shoah. Da Siena la denuncia si era trasferita alla Spezia per competenza territoriale. Il procuratore capo Antonio Patrono aveva chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio il professor Emanuele Castrucci con l’accusa di aver propagandato idee di superiorità e di odio razziale fondate sulla negazione ed apologia della Shoah. Non c’era stata, ad ogni modo, alcuna costituzione di parte civile.
Il reato dal quale ha dovuto difendersi Castrucci è quello indicato dall’articolo 604 bis del codice penale che, per effetto dell’aggravante del negazionismo, prevede una pena da due a sei anni di reclusione. Nel corso del dibattimento, che è iniziato poco meno di un anno fa, il suo avvocato di fiducia Andrea Corradino è risucito a far breccia sostenendo che le parole utilizzate dal professor Castrucci non propagandassero l’odio razziale e tantomeno la negazione della Shoah, pur essendo stata inopportuna l’associazione alla foto di Hitler.
Il giudice ha deciso quindi per l’assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste". Le motivazioni entro sessanta giorni. L’accusa aveva invece sostenuto che Castrucci avesse ’parlato’ per conto di Adolf Hitler. Il professore di filosofia del diritto e filosofia politica pubblica dell’Università di Siena era finito all’epoca sotto procedimento disciplinare, oltre al tiro incrociato di colleghi, studenti e della stessa Regione Toscana. Il procedimento disciplinare amministrativo si era poi interrotto per la collocazione in pensione su richiesta, dal primo gennaio del 2020, dello stesso docente.