REDAZIONE LA SPEZIA

Porto Venere, riaffiora la darsena medievale

La Soprintendenza certifica l’"eccezionalità" della scoperta e promuove la valorizzazione dei resti emersi dai lavori in corso in calata

Riaffiora dai lavori in corso nella calata Doria di Porto Venere l’antica storia del borgo medievale: i resti della sua darsena, cuore pulsante della vita della comunità vocata al mare.

Risale al 12 aprile l’emersione dell’indizio durante gli interventi di posa della nuova rete fognaria, delle condutture dell’acqua e del gas a cura del Provveditorato Opere Pubbliche. Ieri, dopo giorni di scavi e rilievi ad opera di archeologi incaricati dalla Soprintendenza, il report, per altro ancora sommario, sulla portata della scoperta ma già capace di mettere un punto fermo e immaginare soluzioni di divulgazione che possano coniugare il ripristino della fruibilità del percorso che porta a punta San Pietro e la valorizzazione della memoria."Mentre permangono ancora dubbi da chiarire con l’ultimazione delle indagini e l’elaborazione dei risultati scientifici sull’eventuale presenza di più fasi costruttive emerge fin da ora l’eccezionalità della scoperta in quanto dalle fonti cartografiche storiche anteriori all’800 non risulta mai rappresentato un approdo in muratura. Dall’analisi della piccola e unica porzione conservata del paramento del muro sud del molo sembra probabile una sua datazione già ad età medievale e un suo possibile raccordo funzionale con la vicina darsena “genovese” ora smantellata". Così la nota diffusa dal dottor Luigi Gambaro funzionario archeologo, per il comune di Porto Venere, della Soprintendenza archeologia ai beni archelogici e paesaggistici di Genova e La Spezia. Parole frutto di confronto con gli archeologici operanti sul campo e la Soprintendente Manuela Salvitti. Queste le puntualizzazioni sulla via delle prospettive di rilancio testimoniale: "Dato che la struttura risulta rasata a livello del mare e assai poco conservata e leggibile a causa dell’addossarsi ad essa della fase ottocentesca non risulta praticabile una sua conservazione fuori terra; tuttavia in accordo col Provveditorato si riuscirà a conservarla intatta nel sottosuolo, assicurandone la tutela, in quanto i sottoservizi previsti verranno spostati più verso mare andando ad intaccare marginalmente la fase ottocentesca".

Cosa sarà fatto? "Si prevede come prima forma di valorizzazione di far ripavimentare l’area prevedendo di posare in superficie due file di basoli allungati che riprenderanno esattamente lo stesso allineamento dei limiti del molo antico, segnandone visivamente l’ingombro. Si auspica poi di poter collocare un pannello didattico che permetta di rendere nota ai visitatori con piante, foto e testi anche in più lingue l’interessante scoperta".

Insomma, quella che all’inizio, per qualcuno, si era rivelata una scoperta ingombrante, per le complicazioni generate ai lavoro in corso sulla via dell’estate, è destinata a risolversi in un ’focus’ di grande interesse culturale e turistico. Il merito dell’intuizione va a Marino Fascio, cultore della storia locale, comandante di lungo corso, marinaio nell’anima. "Ho notato che dai lavori stavano emergendo due grandi blocchi squadrati ho pensato si trattasse di quelli della darsena ottocentesca; ho così fatto un post su Facebook presumendo anche strutture ben più datate...". La minoranza consiliare Porto Venere Bene Comune ha visto e rilanciato, con una segnalazione alla Soprintendenza. Alla stessa è giunta anche la segnalazione del direttore dei lavori."Si concordava così - spiega Gambaro - di realizzare una accurata pulizia delle strutture da parte di archeologi professionisti– è venuto alla luce un imponente manufatto che consta di due parti assai ben distinguibili sia per tecnica muraria che per tipologia di legante (malta) utilizzato. Si è appurato che la porzione più verso mare, con paramento in grossi blocchi squadrati, corrisponde in realtà al prolungamento ottocentesco di un molo più antico parzialmente disassato e formato da due muretti paralleli con facciavista a blocchi assai più piccoli e spessore intorno a 1 m- 1,20 intervallati da un sacco centrale formato con scaglie di pietra e abbondante malta per una larghezza superiore ai 5 metri". Un tesoro medievale.

Corrado Ricci