
In commissione consiliare l’audizione di agenti marittimi e rappresentanti degli Industriali. Mancano figure informatiche con un’adeguata preparazione da inserire nelle aziende.
"La necessità oggi è quella di creare condizioni opportune per poter offrire una formazione adeguata a una crescita professionale, affinché il porto della Spezia non perda la cosiddetta posizione di centro direzionale e il suo ruolo di secondo scalo nel Mediterraneo". Sono queste le parole di Salvatore Avena, presidente della sezione logistica di Confindustria e delegato a rappresentare anche il presidente di Interporto Bruno Pisano, in occasione della seduta della quarta commissione consiliare convocata dal presidente Oscar Teja martedì scorso a Palazzo civico.
Lo sviluppo degli indirizzi di studio del campus universitario della Spezia è l’ordine del giorno della prima di tre sedute che ha visto anche la partecipazione e l’intervento di Andrea Fontana, presidente degli agenti marittimi. La riunione di martedì e quella di ieri hanno visto anche gli interventi dei rappresentanti degli studenti e di Promostudi. L’auspicio, come riferito in apertura dal presidente Teja, è quello di trovare un documento condiviso per dare forte mandato allo sviluppo dell’offerta formativa. Mozione all’ordine del giorno, l’impegnativa del Pd con sindaco e amministrazione a farsi parte attiva, con la stessa Fondazione, per introdurre nuovi corsi di laurea al polo Marconi connessi alla logistica nel porto e all’economia dei trasporti. "La storia di Spezia – spiega Avena – è chiara, le grandi realtà che hanno fatto la forza della città sia dal punto di vista economico che occupazionale, gradualmente hanno finito per perdere il loro ruolo di centro direzionale". A questo quadro si aggiungono elementi che preoccupano – a detta del presidente della sezione logistica di Confindustria – le imprese del porto: "Il rischio – continua – è quello di diventare un ’porto telepass’ e per evitare questa trasformazione è necessario dare risposte dal punto di vista professionale e formativo. Vogliamo un porto capace di avere ricadute economiche sul territorio. Anche perché, come spezzino, mi rendo conto di quanti sacrifici, come città, abbiamo fatto per questo comparto. C’è bisogno pertanto di fare formazione ad alto livello affinché il porto diventi elemento distintivo dell’economia del nostro territorio".
La proposta è quella di istituire un corso di laurea triennale che consenta la formazione di figure professionali in grado di essere inserite nelle aziende, che stanno investendo moltissimo in questo settore: "Per esperienza professionale posso dire che oggi – conclude Avena – nel settore portuale e logistico, non solo sono tanti i processi operativi digitalizzati ma anche in continua evoluzione, a fronte di una realtà spezzina con una carenza estrema di figure informatiche". E di cultura della portualità parla invece Andrea Fontana: "Il nostro porto è cresciuto tantissimo sia in termini quantitativi che di produttività ma non ha ancora generato una dimensione culturale della portualità che vada di pari passo. E per cultura portuale – spiega Fontana – non si intende la concreta dinamica del caricare e scaricare merci ma all’interno di questo processo fisico si celano tutta una serie di rapporti economici, giuridici e amministrativi. Da qui la necessità – dice Fontana – di possedere conoscenze e strumenti specifici in questi ambiti. Penso a un corso di laurea che oltre a discipline strettamente ingegneristiche curi anche l’aspetto giuridico e quello relativo alla cyber sicurezza".
Alma Martina Poggi