MARCO MAGI
Cronaca

Nozze d’oro con il mare per il doc ’Cinque Terre’ "Nato quando botti e uva erano la sola soluzione"

L’omaggio di Bonanini: "Abbinato al pesce, non c’è niente di meglio"

Nozze d’oro con il mare per il doc ’Cinque Terre’ "Nato quando botti e uva erano la sola soluzione"

di Marco Magi

Delle nozze d’oro che sanno di uva e di mare. Quelle del Cinque Terre Doc, che compie cinquant’anni. "Un vino che non ha eguali nell’abbinamento con il pesce". Parole di Matteo Bonanini, presidente della Cooperativa viticoltori delle Cinque Terre. Ma da quel lontano 1973 tutto è cambiato. "Nel momento in cui nasce la Doc – spiega Bonanini – così come la Cantina sociale, si sentiva l’esigenza di tutelare questo vino e di conseguenza valorizzare l’attività dei viticoltori". Era pure un periodo in cui gli ettari coltivati erano molti di più. "Fino agli anni Sessanta e Settanta la viticoltura rappresentava la fonte di reddito principale nelle Cinque Terre, il turismo doveva decollare, le strade erano limitate a Riomaggiore. Prima il baratto e poi la vendita, di vino e olio, l’unica scelta di vita: cinquecento gli ettari coltivati a vigneto, ora sono una settantina". L’obiettivo è chiaro. "Attraverso la valorizzazione e la tutela del prodotto, si è cercato di vendere sempre meglio il vino, non come fine ultimo, ma perché con la vendita si può credere nell’idea di salvaguardare questa viticoltura, che è presidio del territorio". Una scommessa difficile da vincere. "Mi rendo conto, perché meccanizzare nelle Cinque Terre è tuttora complicato: abbiamo realizzato una cinquantina di trenini in monorotaia dentro il comprensorio, poi anche l’acquedotto irriguo per ausiliare i trattamenti fitosanitari. Ma oggi le Cinque Terre offrono diverse possibilità. È più redditizio e facile affittare una camera, che coltivare un ettaro di terra. Però crediamo che, per mezzo della viticoltura, si possa ancora ammirare il nostro meraviglioso paesaggio. Perché se c’è la viticoltura, se c’è l’opera dell’uomo in questi versanti, i muretti a secco proteggono i sentieri".

Diverse prospettive per il comparto. "Non è facile immaginare delle Cinque Terre agricole. Fino a che è esistito un grande apporto di manodopera, dovuta alle famiglie numerose, era semplice. Dobbiamo dunque insistere con le amministrazioni locali e soprattutto regionali, dato che i finanziamenti giungono da lì, per creare sinergie che possano aiutarci. Ad esempio l’accorpamento delle proprietà. Anche noi, come produttori, dovremo inventarci nuove forme di vendita. È chiaro che, se sul mercato ti confronti con la grande distribuzione, non puoi essere competitivo, ma se ti proponi come stiamo facendo, piano piano, con enoturismo, esperienze sul campo e degustazioni, il valore della bottiglia cresce e la gratificazione di aver coltivato, raccolto e vendemmiato aumenta". L’obiettivo, in questo 2023, è migliorare la produzione dello scorso anno. "Nel 2022 siamo rimasti delusi, avevamo tantissimi grappoli, però quando siamo andati a schiacciare, avendo sofferto la siccità, la resa è stata minima. Tanto bassa che, in questi giorni, abbiamo già cessato la vendita di quel Doc. Ora non vogliamo illuderci, però sta piovendo di più, vi sono tanti grappoli belli e lunghi, quindi... incrociamo le dita".

L’emergenza Covid ha portato nuove consapevolezze. "Da quel periodo abbiamo imparato che, fondamentale è fare sistema tra chi è preposto alla commercializzazione del prodotto, ovvero il ristorante e l’enoteca, e gli altri soggetti interessati. Una filiera corta che ci gratifica, mentre il ristoratore è orgoglioso di proporre alla propria clientela il vino delle Cinque Terre". Per concludere, spieghiamo in che modo il Doc Cinque Terre si differenzia dagli altri vini. "Quel salmastro che a volte può ‘bruciare’ i grappoli – conclude Bonanini – dona una caratteristica sapidità e una mineralità, che lo rende il vino più adatto per accompagnare il pesce".