REDAZIONE LA SPEZIA

Non furbetti, ma disperati Per molti è l’ultima sponda

Dall’osservatorio del patronato Inca Cgil, una fotografia impietosa della realtà. Imprenditori del turismo in ginocchio. E dipendenti senza lavoro e senza cassa

Come interpretare i dati diffusi con il report Inps? La valutazione dei patronati è pressoché univoca: si tratta della fotografia reale di una parte rilevante dell’attuale tessuto economico provinciale, quella che ha pagato il prezzo più caro della pandemia. Negozi che non sono più riusciti a stare in piedi a causa delle chiusure prolungate, bar e ristoranti messi in ginocchio dal blocco assieme a tutta la filiera del turismo, dipendenti rimasti senza lavoro che non hanno potuto accedere alla cassa integrazione.

Ma come spiegare il tasso così elevato – oltre il 50 per cento – delle domande di reddito di emergenza non accolte dall’Inps? "Non c’è da stupirsi – osserva Cristina Guassone, responsabile del Patronato Inca Cgil della Spezia –; nella maggior parte dei casi è lo stato di disperazione a indurre le persone a presentare comunque la domanda, nonostante già in partenza si sappia che, mancando qualche requisito previsto dalla normativa, la risposta di Inps sarà negativa, cosa che poi puntualmente avviene". Davvero pochi i casi di ’furbetti" che speculano sulla situazione di emergenza e provano a mettere le mani, senza averne diritto, su forme di sostegno espressamente riservate a chi effettivamente si trova in stato di bisogno a causa degli effetti devastanti del Covid 19. "La realtà è che il quadro generale è molto grave e la fascia sociale spinta verso la soglia della povertà – sottolinea Guassone – si è molto dilatata. L’importo del reddito di emergenza è effettivamente piuttosto basso eppure si sta rivelando una boccata d’ossigeno preziosissima per chi non può contare su forme di sostegno diverse". "La gente si precipita ai nostri sportelli – è la testimonianza della direttrice del patronato – spesso in preda alla disperazione: come si fa in queste situazioni a dire di no a chi la domanda la vuol fare a tutti i costi togliendogli anche l’ultima speranza? A volte, da parte nostra, c’è la piena consapevolezza che la richiesta non andrà a buon fine e magari quell’istanza finirà per aggravare il carico di lavoro dell’Inps già da mesi sotto pressione, ma ci sono aspetti umani che in qualche modo finiscono per condizionarci".

Ci sono state criticità, ultimamente, nella capacità dell’Inps di dare risposte agli utenti in tempi accettabili? "Per quella che è la nostra esperianza dobbiamo dare atto che lo sforzo del personale dell’istituto è enorme, c’è gente che da mesi si sta ammazzando di lavoro, come non rendersene conto? I limiti del sistema, semmai, sono altrove: c’è troppa burocrazia, se le procedure non saranno semplificate in tempi rapidi sarà veramente un dramma".

Franco Antola