
"No all’uso egoistico dei beni a sistema O si certifica la morte del Parco nazionale"
Nella dichiarazione resa a caldo, all’indomani dell’apertura del primo tratto di Via dell’Amore e delle considerazioni della sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia – che rimarcava l’esigenza di una governance diretta del suo Comune sul sentiero più celebrato del mondo – Emanuele Moggia sindaco di Monterosso, Pd come la collega, aveva usato toni tutto sommato soft. Il rischio – aveva detto – è quello di un "cambiamento paradigmatico" nella gestione dei sentieri delle Cinque Terre, auspicando una "riflessione complessiva" sul tema della fruizione dei tracciati, a cominciare da quello Verde-Azzurro, di cui fa parte anche la Via dell’Amore. A distanza di poche ore Moggia alza il tiro e paventa addirittura, in un’intervista alla Nazione, che la scelta di Riomaggiore costituisca "la firma del certificato di morte del Parco delle Cinque Terre".
Addirittura, sindaco?
"Eccome. Non so se il Ministero e tutte le altre parti in causa si rendano conto di quello che sta succedendo. Se Riomaggiore apre la strada all’uso egoistico dei propri beni, anche gli altri Comuni saranno legittimati a farlo con quello che hanno messo a sistema nel Parco. Perché questo significa sottrarre al Parco la gestione e gli introiti della 5 Terre Card. Se anche Monterosso, Vernazza, Corniglia facessero altrettanto nessuno comprerebbe più la carta, con quali conseguenze è facile immaginare. Ma non voglio pensare che si voglia arrivare a tanto, diciamo che concedo il beneficio del dubbio. La sperimentazione, comunque, si doveva fare all’interno del Parco".
E’ un fatto però che Via dell’Amore abbia delle peculiarità tutte sue...
"D’accordo. Che dire allora di Villa Montale? Il poeta, nato a Monterosso, scrive qui, il primo ottobre 1946, il suo primo articolo sul Corriere della Sera dal titolo ’Gente, vino e rocce delle 5 terre’. Ce ne sarebbe abbastanza per una scelta di tipo museale autonoma, se l’esigenza non fosse, come abbiamo fatto noi, di mettere a sistema le nostre bellezze per una fruizione comune. Avremmo potuto, in questi 12 anni in cui Riomaggiore non aveva più risorse da inserire in rete, tenerci tutto per noi, ma ci siamo resi conto che il Parco è una risorsa per tutti. Insomma quel Comune ha goduto per anni dei proventi di tutti e ora si tiene per sé il bene più prezioso. Mi auguro di vivere solo un incubo, o di aver capito male. In ogni caso spero che la mia collega faccia retromarcia e reinserisca il sentiero nella Card".
Moggia conferma quindi quanto ricordato nei giorni scorsi, ovvero che numerosi progetti ed iniziative concluse negli ultimi anni, sono state portate a termine grazie alla sinergia tra Parco e Comuni: una collaborazione che ha consentito, ad esempio, la riapertura di Punta Corone, il ripristino di Via delle Agavi e la manutenzione di 130 chilometri di rete sentieristica. "Tutto ciò è stato possibile grazie al reinvestimento degli introiti generati dalla carta servizi, che da sempre vengono distribuiti secondo criteri di equità e solidarietà a tutti i comuni del Parco per cofinanziare, ad esempio, il trasporto pubblico locale". Poi le stoccate: "A Praga come a Buenos Aires non sanno dove siano Corniglia o Riomaggiore, sanno invece molto bene cosa sia il Parco delle Cinque Terre. E, aggiungo, è curioso che dopo le intuizioni di Bonanini che aveva creato dal nulla una realtà come il Parco, oggi sia un’altra riomaggiorese a porre le premesse, se la rotta non sarà invertita, del suo smantellamento".
Franco Antola