
Parte anche da Spezia la battaglia legale contro l’introduzione del green pass nelle scuole come strumento di contrasto alla diffusione del Covid-19. Fa parte infatti dei Cobas scuola di Spezia e Massa Carrara uno dei 4 insegnanti che si faranno sospendere per essersi sottratti all’obbligo del certificato verde. Si tratta di Serena Tusini, insegnante di lettere in un liceo della provincia di Massa Carrara. Ieri mattina, dopo lo sciopero generale di lunedì proclamato dallo stesso Cobas e da altre organizzazioni sindacali (l’adesione è stata definita un successo) la docente, insieme ad altri tre membri dell’esecutivo nazionale dei Cobas scuola, nel corso di una conferenza stampa cui ha partecipato anche il legale che la assisterà, l’avvocato Giuseppe Nobile, ha spiegato il senso dell’iniziativa. Tutti e quattro intendono ricorrere al giudice del lavoro e sollevare la questione di costituzionalità, con particolare riferimento alla sanzione della sospensione del rapporto di lavoro e dallo stipendio dopo 5 giorni di assenza "ingiustificata". Che, sostengono, "viola pesantemente il diritto costituzionale al lavoro e alla retribuzione, previsti dagli articoli 4 e 36 della Costituzione". Per sottolineare il carattere politico del ricorso, teso a garantire il diritto al lavoro (una rivendicazione che accomuna sia i vaccinati che i non vaccinati) due dei membri dell’ Eecutivo Cobas hanno comunque già deciso che, dopo la sospensione e l’avvio del ricorso, si sottoporranno a vaccinazione. "Nella mia scuola – ha denunciato la professoressa Tusini dopo un’ introduzione di carattere generale di Nino De Cristofaro, insegnante di Catania – ho trovato una situazione uguale a quella del primo anno dell’emergenza sanitaria, con lo stesso numero di docenti, personale Ata e studenti nelle aule. Personalmente insegno in una prima con 28 alunni e avevo sperato, come gli altri colleghi, in uno cambio di passo con la pandemia, ma non ho visto alcun intervento di carattere strutturale. I colleghi assunti non coprono i pensionamenti e le classe restano troppo numerose. La realtà è che con semplici dispositivi avremmo potuto studiare in sicurezza, il green pass serve solo a coprire le carenze della politica, sia dal punto di vista sanitario che degli investimenti nelle strutture. Chiediamo test gratuiti, perché non si può pagare per lavorare, e strumenti meno invasivi come i test salivari che abbiano una durata maggiore. Non adeguandoci alle prescrizioni, saremo sospesi e quindi andremo davanti a un giudice che sollevi anche la questione di costituzionalità del provvedimento".
Aspetti questi in cui si è addentrato l’avvocato Nobile. "Al di là della denominazione giuridica, il provvedimento è in realtà una sanzione disciplinare perché è adottata dal dirigente scolastico e nasce da una reazione ad una specifica condotta, cioè l’essersi sottratto ad un obbligo. Senza contare che la sanzione non ha un termine finale ben definito". Il ricorso sarà presentato al giudice competente avendo riferimento alla sede di servizio del dipendente "disobbediente". Sui temi più strettamente politici legati a scuola e green pass, si è soffermato Nino de Cristofaro che, ribaditi i problemi cronici della scuola (tagli alle risorse, personale insufficiente, classi pollaio, riduzione delle possibilità formative) ha parlato di "accanimento" nei confronti della scuola stessa. Anche perché, ha insistito, "il 90% del personale è vaccinato e l’aver imposto il tampone a pagamento ogni 48 ore, ci appare come una autentica vessazione. Ci rivolgiamo ai giudici per capire se si tratta di un percorso costituzionalmente corretto".
Franco Antola