REDAZIONE LA SPEZIA

Nel piatto le perle del Golfo. Allevare ostriche è scienza. Il punto su un mestiere tra storia e innovazione

L’esempio francese al centro del convegno svoltosi ieri nell’ambito del festival dedicato al mollusco "Abbiamo bisogno anche noi di centri di ricerca dedicati esclusivamente a questo settore".

Nel piatto le perle del Golfo. Allevare ostriche è scienza. Il punto su un mestiere tra storia e innovazione

L’allevamento dell’ostrica in Italia: un mestiere tra innovazione, storia e ambiente è stato il tema affrontato al Cruise Terminal nel convegno scientifico nell’ambito dell’Oyster Fest, il primo festival dedicato all’ostrica. "In Italia – esordisce Giuseppe Prioli, presidente della Società italiana ricerca applicata ai molluschi - i primi allevamenti risalgono agli anni ‘80 e da lì è stato tutto un crescendo dovuto però principalmente al grande lavoro dei singoli allevatori che hanno operato con dedizione senza alcun riferimento tecnico-scientifico nazionale". L’esempio a cui guardare è quello del modello francese: "Abbiamo bisogno anche noi di centri di ricerca dedicati esclusivamente a questo settore. Da noi non esistono i licei del mare, come invece in Francia e gli stessi istituti agrari non prevedono corsi di questo tipo, lasciando in questo modo scoperta la preparazione dei futuri allevatori". L’altro aspetto che concorre allo sviluppo dell’ostricoltura e, in generale, dell’acquacoltura è quello prescrittivo, manca secondo Prioli un chiaro quadro normativo di riferimento. Ed è sempre la Francia a essere anche punto di riferimento. A parlarne Jean Charles De Zutter, direttore generale del gruppo Famille Beaulieu: "La Francia produce 150 mila tonnellate di ostriche all’anno e 80 mila di cozze, seconda al mondo solo alla Spagna". Una organizzazione virtuosa alla base del successo: "I produttori – prosegue – all’interno dell’ambito sono organizzati in un’associazione professionale di categoria, creata nel 1930, che prevede 7 bacini di produttori tra area atlantica e mediterranea. Ogni bacino è rappresentato da un comitato regionale i cui membri fanno capo a un comitato nazionale sotto tutela di tre ministeri, quello per i mari, agricoltura e alimentazione. Mansioni principali dei comitati sono la promozione del prodotto e del mestiere, l’organizzazione locale degli operatori con riferimento alle direttive europee e nazionali, la raccolta delle problematiche e dei dati da convogliare al comitato nazionale che ne è poi rappresentante legale". Sostenere l’ostrica in quanto sostenibile è il tema affrontato da Elena Tamburini, docente del dipartimento di scienze dell’ambiente e della prevenzione dell’università di Ferrara. Da qui il gruppo di lavoro e ricerca che studia le opportunità di diffusione e sviluppo dell’ostricoltura nei nostri mari per valutare a livello tecnico e scientifico la sostenibilità di questa pratica in correlazione ad altri aspetti quali per esempio la possibilità del blue carbon ecosystem che contribuirebbe addirittura alla mitigazione del cambiamento climatico. Presentato poi il ’Primo manuale per l’allevamento dell’ostrica concava in Italia’di Edoardo Turolla, socio fondatore dell’Istituto ecologico Delta del Po. In chiusura il saluto del presidente della regione Liguria, Giovanni Toti.

Alma Martina Poggi