CORRADO RICCI
Cronaca

Navigatore spezzino 'prigioniero' delle orche. "Stanno attaccando le barche da diporto"

"Si affiancano gli scafi e prendono di mira il timone struciandosi su di esso e danneggiandolo. Sessanta imbarcazioni ko in 6 mesi"

Le orche stanno danneggiando gli scafi delle barche ormeggiate a Gibilterra

La Spezia, 31 agosto 2021 - Dopo l’emergenza Covid e varie traversie di salute personale e della barca con la quale si era lanciato nell’avventura nautica sei anni fa, lo spezzino e navigatore solitario Marcello Toja, 73 anni, è costretto alla sosta forzata in porto a causa di un problema montate: gli attacchi delle orche alle barche a vela che varcano le Colonne d’Ercole. Lui si trova proprio a Gibilterra, con la sua barca a vela di 8,75 metri - Boukak - e la fedele cagnetta di 12 anni, Mou. L’obiettivo è quello di raggiungere il Portogallo per coronare il progetto di stabilirsi e vivere lì il “tramonto” dell’esistenza, dove la magra pensione di 1000 euro - grazie all’esenzione fiscale riconosciuta in quel paese ai pensionati con cittadinanza estera – gli permetterebbe di vivere in maniera dignitosa. Ma a tenerlo all’ormeggio ora sono le orche, l’emergenza che da alcuni mesi sta interessando quel crocevia strategico delle rotte, là dove Mediterraneo e Atlantico si fondono.

"Sessanta barche attaccate in 6 mesi" rileva Toja, con corredo di ansie: "L’autorità marittima spagnola ha sconsigliato alle piccole barche a vela di varcare le Colonne d’Ercole. Potrei giocare d’azzardo ma non me la sento, almeno fino a quando la navigazione è resa complicata anche dall’emergenza Covid". Meglio dunque stare in porto e contribuire a diffondere l’informazione che sta facendo mettere le mani nei capelli ai tanti velisti che aspettano l’autunno per attraversare l’Atlantico confidando negli Alisei. Toja non ha questa ambizione, lo separano alla meta 200 miglia. In tempi normali, una passeggiata. Ora no: un incubo. "Non è ancora chiaro il perché di questi attacchi. Il termine attacco forse non è appropriato, perché con ogni probabilità per loro e un gioco, molto meno per noi. I loro sono strusciamenti... iniziano su una componente chiave della a barca: il timone. Tutte le barche a vela finite nel loro mirino hanno riportato danni all’organo di governo e per raggiungere un porto hanno dovuto chiedere un rimorchio. Alcune hanno rischiato di andare a fondo per le infiltrazioni d’acqua. I momenti di panico hanno dato il la al lsncio via radio del mayday. Rimanere in balia delle onde, magari di notte e in Atlantico non è una bella esperienza" dice Marcello, navigatore di lungo corso ma anche molto altro: esperto in immersioni subacquee, un passato da giornalista professionista e direttore della rivista Marescoop edita alla Spezia e anche – dopo il flop economico dell’operazione editoriale, per sbarcare il lunario - operatore ecologico, protagonista, nel 2008,di una manifestazione di protesta: si era incatenato lamentando di essere stato oggetto di una discriminazione politica da parte dell’azienda per cui lavorava.

Marcello più che un uomo in fuga, è un uomo alla ricerca di orizzonti quieti e vivibili. "Partii dalla Spezia sei anni fa, dopo aver raggiunto l’età della pensione; la legge Fornero mi aveva scaricato dal mondo dal mondo civile... Naufragata per una falla la barca-redazione della rivista Marescoop, ebbi la fortuna di incappare in un dono o meglio nella possibilità di intestarmi Boukak (classe 1967, costruita a Tolone) con la promessa alla venditrice di incominciare a pagarla l’anno dopo, attraverso il prelievo di un quinto della pensione. È quello che poi è accaduto". Tutto procedeva per il meglio: Golfo del Leone e burrasche varie passate in scioltezza, miglia su miglia a tu per tu col mare. Poi la vetroresina della barca ha dato segni di cedimento: "Ha incominciato a sfogliarsi l’opera viva". Obtorto collo Marcello si è lanciato nell’impresa di restaurarla e c’è riuscito: un anno di lavori nel porto di Kalafat, in Catalogna. Poi è arrivata una grave forma di lombaggine-sciatalgia che gli impedito di camminare. Superata questa, la navigazione è stata condizionata dal Covid e ora dalle orche.

Le casse di bordo intanto languono. "Aspetto l’autunno perché cosi calano i prezzi dell’ormeggio e posso avere dei soldi per acquistare il necessario" dice delineando un quadro economico complesso. "Per questo voglio andare in Portogallo dove la pensione di basterebbe per vivere dignitosamente. Ma c’è il problema battente delle orche e anche quello di rinnovare le dotazioni di sicurezza scadute, acquistare una batteria malauguratamente esplosa e l’autoclave. L’anno prossimo si parte, sperando che le orche allentino la pressione sullo Stretto e comunque grazie alle tante esperienze sapremmo affrontarle: motore fermo, timone assolutamente immobile e... tanta pazienza, in fondo è casa loro".