Da Spezia a Wimbledon, passando dal Roland Garros. E’ rientrato a casa solo per poche ore, Lorenzo Musetti, il giovane tennista che ancora una volta ha stupito tutti, mettendo sotto per un paio d’ore nientemeno che Djokovic al prestigoso torneo francese. Tra prestazioni sportive e vita privata, lo abbiamo incontrato in una pausa tra i molti impegni, di ritorno da Parigi e già in partenza per Montecarlo dove, oltre alla maturità, preparerà l’appuntamento di Wimbledon. Quello che ne viene fuori è il ritratto di una ragazzo molto maturo, ben oltre la sua età, ma ancora acqua e sapone, uno che non si è montato la testa. Una carriera, la sua, cresciuta passo passo sin da bambino sui campi dei circoli tennistici spezzini.
Cosa hai pensato quando hai saputo che avresti giocato con Djokovic?
"E’ un sogno che si è avverato, da tanto lavoro per questi obiettivi, ma già era un successo essere arrivato alla seconda settimana di un torneo così importante e giocare sul campo centrale".
Sei riuscito a dormire la notte della vigilia del match?
"Si, ero tranquillo. Cosa ti è passato per la testa quando hai visto che contro Djokovic non stavi prendendo l’imbarcata? Sapevo che avrei potuto fare la partita e nei primi due set mi riusciva tutto".
Sul 2-0 hai pensato per un attimo che potevi vincere?
"No, si gioca sui cinque set, ma ero contento di come stavo giocando. Poi non aveva più senso giocare: i crampi non mi hanno lasciato altra scelta".
A soli 19 anni hai tenuto testa al numero uno al mondo. Dove vuoi arrivare?
"Il mio sogno è diventare il numero uno. Pratico un tennis vario ma poco moderno, e questo gioca a mio favore, mentre tra i difetti credo di essere eccessivamente fantasioso, a volte ci vuole più concretezza".
Da diversi anni vivi con la valigia in mano...
"Di casa mi manca il rapporto con gli amici, con la famiglia, anche se quando torno ritrovo sempre tutti. In famiglia siamo molto legati, mi sorreggono al 120% e il legame con loro mi ha sempre aiutato".
Un pensiero ai nonni Renzo e Carlo che non ci sono più.
"Nonno Renzo mi seguiva moltissimo, mi accompagnava agli allenamenti a Spezia e si fermava a vedermi, sempre con il sigaro in bocca. Nonno Carlo non seguiva il tennis, ma veniva sempre a vedermi nei tornei".
Che rapporto hai con l’allenatore Simone Tartarini?
"Ormai è uno di famiglia, si discute, ma è un bel rapporto. Successo, notorietà, soddisfazioni".
Tra un paio di settimane la maturità al liceo linguistico: come ti sei preparato?
"Devo studiare, ho già preparato la tesina che partirà da un discorso sulla natura per poi passare a D’Annunzio. Il mio forte?
Inglese e spagnolo, meno in francese".
Le ragazze ti girano intorno?
"Si, ci sono tante fans e ho tante amiche, tanti giovani che iniziano a giocare a tennis. I miei prossimi impegni? Dopo la maturità c’è Wimbledon e poi anche la patente".
Maurizio Munda