La morte di Marco Corini, la sorella non risponde ai pm

I difensori devono ancora studiare le carte

Nella foto Marzia Corini

Nella foto Marzia Corini

La Spezia, 19 febbraio 2016 - Un rituale. Inutile ai fini dell’inchiesta visti gli esiti annunciati ma superattenzionato a livello mediatico. Questione di ’presa’ del caso, per la trama agghiacciante ed esposta alle controversie nel giudizio popolare, per la popolarità della vittima. Marzia Corini, indagata per omicidio volontario in conseguenza della morte del fratello-principe del Foro Marco Corini, ha affrontato, ancor prima che il giudice per l’interrogatorio di garanzia, cameramen, fotografi e giornalisti. Lo ha fatto a viso scoperto, ma col volto segnato dalle lacrime, le pupille protette dagli occhiali da sole, il passo stanco, in abiti casual: pataloni, maglione, cappotto e un fular al collo; e con la raccomandazione preventiva dell’avvocato difensore Anna Francini: «Nessuna parola ai giornalisti mi raccomando, rispetti il divieto di comunicazione».

Ma i sospiri, i lamenti, le riflessioni a voce contrita che hanno accompagnato – nell’alternarsi del pianto – il ‘percorso’ dal piano terra al quarto piano del palazzo di giustizia, sono arrivati sui taccuini: «Sono distrutta, sto vivendo un incubo; io amavo Marco, non l’ho ucciso, l’ho curato, aiutato...». Niente di più di quello che già i suoi primi difensori sotto pressing avevano veicolato all’esterno. La formalità dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Marta Perazzo che aveva spiccato l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari: il tempo di aprire il verbale, mettere la frase di rito mi avvalgo della facoltà di non rispondere, chiuderlo. E’ accaduto nella nuova stanza del nuovo giudice coordinatore dell’ufficio-gip Marta Perazzo, presenti i pm Giovanni Maddaleni e Luca Monteverdi. Alla fine con Marzia messasi in disparte davanti all’ascensore, l’avvocato Nancini, ai giornalisti che l’assediavano, ha ribadito le ragioni del silenzio: «Non ha risposto alle domande perchè siamo entrati in possesso degli atti solo ieri e, vista la gravità dell’accusa, è opportuno che chi risponde sia a conoscenza della documentazione e abbia la forza psicologica per affrontare un cammino processuale di questo genere. La signora è molto scossa, colpita dopo un periodo non facile culminato con la morte del fratello, ora ad essere considerata responsabile di questa morte. E’ un momento difficile, complesso, dovreste comprendere..». Coltivate l’istanza al tribunale del riesame di Genova per la revoca della misura detentiva presentata dai precedenti legali? «Valuteremo dopo l’esame degli atti».