"Lo spacchettamento dei beni è pericoloso". Posidonia attacca sui ruderi della Palmaria

L’associazione contro la decisione del Consiglio comunale. "Ennesimo attentato al territorio. Gli immobili devono rimanere pubblici"

"Lo spacchettamento dei beni è pericoloso". Posidonia attacca sui ruderi della Palmaria

"Lo spacchettamento dei beni è pericoloso". Posidonia attacca sui ruderi della Palmaria

“Spacchettamento”? No, grazie! L’associazione ambientalista Posidonia, interviene sul frazionamento dei lotti in vendita sulla Palmaria – comprendenti edifici e terreni –, a cui è arrivato un via libera bipartisan nell’ultimo consiglio comunale di Porto Venere, su proposta della consigliera di minoranza Francesca Sacconi. Il provvedimento è arrivato dopo due aste andate a vuoto, con l’intento di rendere maggiormente appetibili i beni. "Riteniamo molto pericolosa questa decisione – intervengono i membri dell’associazione –, l’ennesimo attentato al nostro territorio, perché consentirà la frammentazione di questi beni ed eliminerà definitivamente la possibilità non solo di perseguire una visione unitaria dell’isola ma soprattutto del suo rimanere proprietà pubblica, fruibile e godibile da tutti i cittadini. Siamo sempre stati convinti che la quasi totalità dei beni debba rimanere di proprietà pubblica e che le risorse recuperate dalla vendita di alcuni di essi debbano essere destinate esclusivamente al recupero e alla conservazione di quelli che devono rimanere destinati all’uso pubblico". E ribadiscono, sull’alienazione – per un valore totale di oltre 12 milioni di euro – come l’operazione abbia "vizi di fondo, assenze e la visione puramente imprenditoriale, economica e finanziaria sulla gestione del territorio", culminati con la messa in vendita.

Posidonia cita l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e denuncia lo stato in cui sta precipitando la Palmaria, che a suo dire sarebbe funzionale ad una strategia. "L’abbandono, il degrado, l’incuria che abbiamo visto sull’isola in questi anni ci hanno fatto capire che si sta andando in direzione contraria. Gli unici progetti avviati, quali lo stabilimento balneare o Casa Carassale, sono progetti privati che seguono gli indirizzi più banalmente speculativi del Masterplan. Mettendo in campo una tattica ormai nota si sta favorendo il degrado per poter poi invocare l’intervento salvifico del privato". L’associazione denuncia l’assenza del parco regionale di Porto Venere "progressivamente impoverito", l’abbandono dell’orto botanico "soffocato dalle erbe infestanti e mancante delle schede illustrative" e lo svuotamento della funzione di educatore ambientale dell’ente. "Nel 2017 avevamo presentato un documento al tavolo tecnico, che non avevamo mai avuto la possibilità di esporre e discutere poiché tutto, già da molto tempo, era stabilito. Ripetevamo che la dismissione di beni del demanio militare e il passaggio della proprietà al Comune di Porto Venere segna un momento importante per l’isola e una straordinaria opportunità a condizione che si mettano in atto comportamenti e azioni nel segno della tutela e della sostenibilità ambientale. La Palmaria deve conservare intatta la sua natura, le sue coste, la spettacolarità del suo paesaggio, i suoi odori, i suoi colori, la tranquillità che vi si gode anche in estate a solo pochi passi dalla riva; in poche parole, la sua vocazione è e deve rimanere fortemente naturalistica". Due le linee strategiche indicate: valorizzazione del paesaggio e conservazione del patrimonio storico e promozione della fruizione sociale, turistica, culturale educativa in forme sostenibili, con lo scopo di trasmettere i valori di questo “ambiente di vita unico”.

C.T.