di Massimo Benedetti
La quantità di clenbuterolo che gli era stata trovata nel sangue il giorno del palio del Golfo 2018, un valore molto basso, inferiore all’unità, era dovuta alla contaminazione casuale e non all’assunzione volontaria. Nella sua lunga carriera sportiva, non solo nel canottaggio ma anche nel ciclismo, Giuseppe Liberatore, 51 anni, residente a Monterosso, era sempre stato senza macchia. Questa tesi, sostenuta dal suo avvocato difensore di fiducia Gabriele Dallara, è stata accolta dal giudice Marta Perazzo che lo ha assolto dall’accusa di doping, per non aver commesso il fatto. La fine di un incubo per l’atleta, che è uscito completamente pulito a livello penale (non è stato assolto per il comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale, ovvero la formula dubitativa), mentre a livello sportivo aveva subito una lunga squalifica.
Secondo l’accusa Giuseppe Liberatore e altri due atleti del Cadimare, al fine di migliorare le proprie prestazioni all’edizione 2018 del Palio del Golfo, avrebbero assunto una sostanza anabolizzante vietata, il clembuterolo, inserita nella black list del ministero della Salute poiché idonea a modificare le condizioni psicofisiche e biologiche dell’organismo. Gli altri due vogatori, Riccardo Giacomazzi di 31 anni e Daniele Zampieri di 42, ai quali era stata riscontrata una dose di clembuterolo più alta, assistiti dall’avvocato Massimo Lombardi avevano scelto la messa alla prova per estinguere il reato. Diversa la strategia di Liberatore, che è andato al dibattimento convinto di poter dimostrare la propria innocenza.
Sono tante le persone sentite nel corso delle udienze: il luogotenente dei Nas di Genova Daniele Giovanni Ambrosino, il maresciallo maggiore Giampiero Battiato del reparto operativo, sezione antidoping del comando carabinieri tutela salute, Samuel Ferragina allenatore del Cadimare nel 2018, Stefania Terenzio segretario della procura nazionale antidoping, Francesco Botrè professore di antidoping science all’Università di Losanna e direttore scientifico del laboratorio antidoping di Roma, Fabio Franceschetti, capoborgata Cadimare, Iacopo Borniotto presidente della Lega canottaggio sedile fisso della Spezia, Marco Greco presidente della borgata marinara Lerici, Diego D’Imporzano già compagno di equipaggio di Liberatore, Alesso Salvini compagno di equipaggio di Liberatore nel Cadimare nel 2018, Paolo Lavalle già compagno di equipaggio e allenatore di Liberatore, Daniele Zampieri compagno di equipaggio di Liberatore nel Cadimare nel 2018, Lorenzo Marugo responsabile medico della Federazione italiana nuoto, membro della commissione nazionale antidoping, in qualità di consulente di parte di Liberatore.
L’avvocato Gabriele Dallara nella sua accalorata arringa ha sostenuto che la modesta quantità di clenbuterolo, un broncodilatatore che provoca un aumento della capacità aerobica, una stimolazione del sistema nervoso centrale, nonché un incremento della pressione sanguigna e del trasporto di ossigeno, era stata assunta per contaminazione, magari da un utilizzo di borracce in comune non impossibile in periodo pre-covid.
A livello sportivo il Tna, tribunale nazionale antidoping, aveva inflitto sei anni di squalifica a Giuseppe Liberatore, poi confermati anche in appello. Sei anni anche a Riccardo Giacomazzi, tre invece per Daniele Zampieri.