L’ex consigliere leghista De Paoli assolto dopo sette anni Era accusato di aver detto: "Brucerei nel forno un figlio gay"

Quando è venuto a conoscenza della sentenza di assoluzione, ha postato sui social network la foto di un orologio, quasi a voler significare che il tempo è galantuomo. E in effetti di tempo ne è passato molto da quel febbraio 2016, quando fu accusato di aver pronunciato quella frase incriminata, "se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno", a margine di una riunione della commissione regionale, e per questo mandato a processo con la pesante accusa di diffamazione con l’aggravante della discriminazione per motivi di razza etnia e religione, così come previsto dalla legge Mancino. Giovanni De Paoli (nella foto), ex consigliere regionale leghista originario di Varese Ligure, ieri è stato assolto da ogni accusa "perché il fatto non sussiste". Il giudice del tribunale di Genova, dove era stato incardinato il processo a seguito dell’inchiesta mossa dagli esposti di due associazioni, il Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione guidato da Aleksandra Matikj e l’Associazione genitori di omosessuali, ha pronunciato la sentenza poco dopo le 15 di ieri. Un processo lungo, che ha visto la costituzione di parte civile di diverse associazioni italiane per la tutela dei diritti degli omosessuali, e che aveva visto il pubblico ministero titolare dell’inchiesta chiedere al termine del processo una condanna a quattro mesi. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni, ma è certo che il giudice abbia sposato la tesi dei legali dell’ex consigliere regionale, Barbara Amadei e Cristina Cafferata (nel pool difensivo anche il legale Ignazio Sabatino), che nel dibattimento hanno rinunciato ai propri testi preferendo una difesa in punta di diritto, sottolineando la condotta non diffamatoria del proprio assistito. De Paoli in questi anni si è sempre difeso, ribadendo di non aver mai pronunciato quella frase incriminata. L’episodio ebbe un’eco rilevante travalicando ben presto i confini liguri (il tema divenne oggetto di dibattito anche in consiglio regionale) e conquistando la ribalta nazionale.