"L’armistizio visto con i miei occhi di bambino"

Franco Iarossi ripercorre una data storica del Paese "In tanti festeggiarono con spari di arma da fuoco"

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Un giorno storico, spartiacque per la storia d’Italia: l’8 settembre 1943. In occasione della ricorrenza, si è rivolto alla nostra redazione il signor Franco Iarossi, che visse in prima persona l’armistizio, con gli occhi di un bambino. "Avevo 8 anni, non ho vissuto questo evento con paura, ma piuttosto con curiosità di vedere quello che succedeva. Ricordo l’impressione che mi fece veder scappare i militari e le batterie sguarnite". Cavaliere della Repubblica, oggi residente ad Imperia, dove si trasferì dopo aver vinto un concorso per diventare ispettore del lavoro, ruolo a cui si dedicherà per 42 anni, nacque in Valdurasca e ha mantenuto un rapporto che non si è mai interrotto con la terra natale. "Uno spezzino fuoriuscito per motivi di lavoro, ma col cuore sempre presente" si definisce. "Abitavo in una casa cantoniera sulla strada militare che dalla Foce porta alle batterie antiaeree dei forti dei monti Parodi e Bramapane, presidiati dai marinai, in località conosciuta come Nevea, dove nel 1942 si era insediato un nucleo di antiparacadutisti dell’esercito. Inoltre, in una villa vicina, chiamata dei Lamarmori, nel 1943 si era insediato il Comando di Corpo d’Armata agli ordini del generale degli alpini Carlo Rossi, richiamato a Spezia dal fronte del sud per difendere la piazza militare dove c’era il grosso delle navi della Regia Marina". Un bambino con una vista in presa diretta da una posizione privilegiata per osservare i fatti. Iarossi ricorda l’entusiasmo con cui la popolazione civile accolse la notizia dell’armistizio dopo i lunghi anni di guerra, riportando come le persone festeggiarono anche con "molti spari di armi da fuoco e fucili da caccia".

"Mentre gli altri si davano alla fuga, rimase invece operativo il locale Comando di Corpo d’Armata tanto che negò ai tedeschi di accedere alla Spezia. Sta di fatto che nella stessa notte le navi della flotta hanno preso il largo". La testimonianza continua con i fatti del giorno dopo. "Una moto-sidecar, arrivò e si fermò davanti al Comando d’armata, dove entrarono di corsa i tre militari tedeschi a bordo. Più tardi, il generale Rossi è stato portato via, per essere poi internato in un campo di concentramento in Polonia" da cui, fortunatamente, riuscì a salvarsi. Non si tratta di una ricostruzione storica fatta con metodo scientifico, ma della raccolta del ricordo di un bambino che oggi è diventato un uomo di 87 anni, testimone diretto di uno dei fatti più importanti della storia dell’Italia contemporanea, che offre la sua versione al nostro giornale e ai nostri lettori. "Per me quanto visto è un ricordo indelebile, malgrado l’età, ma alcuni episodi storici sconosciuti mi sembra utile metterli a disposizione di tutti, anziani e giovani".

Chiara Tenca