Aveva scelto di patteggiare per chiudere la vicenda. Ieri mattina la commercialista Maria Paola Mancini, 66 anni, accusata di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e falso, è stata condannata a due anni, col beneficio della sospensione condizionale della pena, e al pagamento di una multa di 18mila euro. Il colpo di scena nell’udienza preliminare davanti al giudice Mario De Bellis, è stata l’assoluzione di tutti gli altri indagati che avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato: Franco Gasparini, 69 anni, convivente della Mancini e quattro degli stranieri coinvolti: Ullah Atta proveniente dal Pakistan, Essakhy Radouane e Choukhman El Mekki dal Marocco e Asazobor Solomon dalla Nigeria. Per altri tre di loro, tuttora irreperibili, il processo è sospeso, ma è presumibile che la sentenza sarebbe stata la stessa. Il giudice ha infatti riconosciuto agli stranieri che avrebbero beneficiato dei servizi della commercialista, l’assenza di dolo, con la formula "perché il fatto non costituisce reato". Gasparini invece è stato assolto "per non aver commesso il fatto". Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra sessanta giorni.
Franco Gasparini era difeso dagli avvocati di fiducia Maurizio Sergi e Paolo Thermes del foro di Massa, gli extracomunitari dagli avvocati Federica Eminente e Francesca Angelicchio. Nessuno degli stranieri era presente ieri in aula, c’erano invece Maria Paola Mancini e il compagno Franco Gasparini, che non hanno mai perso un’udienza. La richiesta di patteggiamento era stata presentata davanti al gup De Bellis e al pubblico ministero Antonio Patrono, dall’avvocato Maurizio Sergi difensore di fiducia di Maria Paola Mancini.
Quasi due anni fa, i finanzieri del Gruppo della Spezia coordinati dal maggiore Luigi Mennella, avevano scoperto i presunti ’assist’ agli immigrati che, dopo l’ingresso in Italia con visto turistico, aspiravano al permesso di soggiorno o alla possibilità di ricongiungersi con i familiari, fornendo la prova di avere redditi sufficienti al loro mantenimento. La commercialista Maria Paola Mancini, finita anche agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, secondo l’accusa avrebbe assecondato i sogni dei clienti extracomunitari, lucrando sugli stessi. "Solo consulenze dietro compensi irrisori", aveva ribattuto l’avvocato Sergi. I finanzieri avrebbero trovato attestazioni di redditi in materia commerciale, a cui non corrispondeva il pagamento delle tasse. L’accusa era ancorata su intercettazioni telefoniche e ambientali e ai riscontri raccolti dagli investigatori della Guardia di finanza della Spezia, messi sulla pista dall’ufficio Immigrazione della questura. Per questo il procuratore capo Antonio Patrono aveva chiesto il rinvio a giudizio per la commercialista e per gli altri otto indagati. Proprio le difficoltà nelle notifiche ad alcuni stranieri, poi risultati irreperibili, avevano costretto a dei rinvii e pertanto la vicenda si è definita soltanto ieri.
Nei confronti di Maria Paola Mancini, poco più di un anno fa, era stato emesso il divieto di esercitare il lavoro per sei mesi, per il rischio di recidiva della ’prassi’ delle carte false per i permessi di soggiorno. Era quindi scaduto nell’aprile scorso, pertanto la commercialista aveva potuto riprendere regolarmente la sua attivirà professionale. Le erano stati anche sequestrati in casa 150mila euro in contanti il 14 gennaio 2020, poi restituiti cinque mesi dopo, in seguito alla richiesta di revoca del provvedimento presentata dagli avvocati Maurizio Sergi e Gabriele Dallara.
Massimo Benedetti