La Caritas ora teme l’effetto bollette Il dieci per cento vive nell’indigenza

Mille pasti al giorno distribuiti per strada e a chi frequenta i vari presidi dell’istituzione diocesana. Super lavoro da parte dell’Emporio della solidarietà. Manca la cancelleria scolastica per i bambini

Migration

"Grosso modo la situazione è stabile. Abbiamo richieste attive sia sotto il profilo residente che non. Ma potrebbe non finire qui, perché il caro bollette ha appena cominciato a farsi sentire e l’impennata è dietro l’angolo". Tempi bui in prospettiva, a fronte di un quadro già pesante: è quanto delinea don Luca Palei, direttore della Caritas diocesana, impegnata in prima fila nel prestare aiuto ad indigenti e bisognosi. Le cifre sono stridenti con l’immagine di un mondo fatto di benessere, in una provincia in cui la forbice fra ricchi e poveri è ben aperta: c’è chi sta bene, e molto, ma la schiera dei non abbienti, o meglio dei poveri che non riescono ad arrivare a fine mese è importante e comprende tanto residenti, quanto nuovi arrivati.

Si tratta di circa il 10% di chi è nel territorio, accomunato da conti che non tornano, fame, difficoltà a curarsi e a soddisfare i bisogni primari. Calcoli non precisi al millesimo, ma decisamente vicini alla realtà. "Non ci sono ancora le statistiche disponibili al 2022 – continua il sacerdote –, ma relativamente allo scorso anno, nel nostro territorio provinciale (in cui gli abitanti sfiorano i 220mila, ndr.) posso dire che la Caritas ha aiutato un totale 21mila persone. E a quello che vediamo dal campo, quotidianamente, la tendenza resta stabile e anzi, è probabile che ci troveremo presto a far fronte ad un peggioramento del quadro: dobbiamo tenere in considerazione che durante l’estate molti senzatetto trovano rifugi temporanei ed è decisamente ridimensionato il problema delle bollette, che con freddo e buio è destinato a esplodere. Invece, vedremo cosa accadrà con i migranti, perché gli sbarchi, con il tempo bello, sono decisamente attivi e portano qui soprattutto uomini e minori. Dobbiamo aspettare cosa accadrà in seguito". Il direttore della Caritas snocciola i dettagli. Mille pasti serviti al giorno, fra strutture e strada, a chi è senza dimora e, allo stesso tempo, a chi è accolto nelle strutture comunitarie: dai migranti africani (300) agli ucraini (200) ai clochard salvati dal marciapiede, passando per i minori. E non soltanto. C’è, poi, da considerare il ruolo dell’Emporio della Solidarietà, che ha praticamente sostituito la pratica della distribuzione dei sacchetti contenenti generi alimentari – ancora attiva in altre città d’Italia e divenuta uno dei simboli del benessere perduto – e di prima necessità. Che, però, continuano a mancare: sono solo una parte di ciò che viene chiesto.

Salari ridimensionati, disoccupazione, perdita del potere d’acquisto ed inflazione, perdita del posto di lavoro, mini pensioni, problemi fisici: sono questi a determinare il precipitare delle condizioni delle condizioni di chi vive qui. Oggi, con l’anno scolastico appena iniziato, manca anche la cancelleria per i figli e quando non si riesce ad accedere agli scaffali dello speciale supermercato, si chiede ai centri di ascolto parrocchiali – un centinaio fra Spezia e Sarzana – di dare una mano. A volte, torna il ‘pacco’ frutto di donazioni, in altre circostanze si mette in contatto la persona con supermercati per recuperare cibo che, altrimenti, finirebbe nella spazzatura. "Ma la lista è lunga: a volte serve una doccia, una colazione, un microprestito, un microcredito" continua don Palei. Dalla trincea di questa guerra chiamata povertà: se è difficile, in questo quadro, risolvere il problema, almeno è doveroso provarci, con l’aiuto della comunità intera.

Chiara Tenca