’Il gentile’ agli Impavidi

In scena domani l’opera della scrittrice e sceneggiatrice spezzina Messina

’Il gentile’ agli Impavidi

’Il gentile’ agli Impavidi

Il teatro degli Impavidi di Sarzana ospita domani, venerdì, lo spettacolo della scrittrice e sceneggiatrice spezzina Emanuela Messina. Dopo il grande successo di ’Meno male che ce n’è una sola’ domani va in scena alle 21 il nuovo lavoro dal titolo ’Il gentile’. Verrà affrontato un tema particolarmente delicato, quello del viaggio personale di un medico all’interno di una malattia incurabile, affrontato con estrema lucidità regalando un percorso di riflessione sociale e formativo.

Interpreta il ruolo di Giordano, Massimo Giorda, attore torinese che si è distinto in ruoli molto diversi tra loro, dal brillante al drammatico, reduce dal recente successo proprio di ’Meno male che ce n’è una sola’, in cui interpretava un disforico che si reca al cimitero a trovare la madre che lo aveva torturato da bambino e rigurgita tutto il rancore per ciò che lei gli ha fatto. Il ruolo femminile della giovane dottoressa siciliana è invece interpretato da Ilaria Monfardini, famosa attrice cinematografica e teatrale, ’musa’ del regista horror Pupi Oggiano, e nota blogger nell’ambito del cinema di genere horror. La trama dello spettacolo ha come protagonista un maturo neurochirurgo e psichiatra di origine ebraica che, dopo aver scoperto di avere una malattia incurabile, decide di stravolgere la sua vita e trasferirsi in riviera. Conosce una giovane dottoressa con la quale inizia una relazione. Vengono inoltre affrontati anche il tema della dignità nella malattia, quello dell’ebraismo, della Massoneria, della vita dopo la morte, e sullo sfondo c’è ancora l’ombra inquietante dell’antisemitismo che condiziona le scelte di chi non si sentirà mai al sicuro in questo mondo, perché "la storia è il ripetersi del medesimo dramma". "Mi piace scrivere soggetti teatrali – spiega l’autrice Emanuela Messina – perché sono paragonabili ai cento metri piani, rispetto ai romanzi che invece potrebbero essere una maratona. In un breve lasso di tempo che può essere un’ora o al massimo due, si crea una magia sul palcoscenico che seduce lo spettatore ed è bellissimo ogni volta creare questa magia e, alla fine, quando si riaccendono le luci, vedere negli sguardi degli spettatori, quelle emozioni che, nelle mie intenzioni, volevo provocare in loro".