
Dice che il loro non è solo un impegno professionale, ma aiuta a creare il giusto equilibrio fra la società e la qualità della vita del singolo cittadino. "La pedagogia clinica non è dedicata solo ed esclusivamente ai bambini, ma può far bene alla maggior parte delle persone – spiega la neodirettrice della sezione ligure dell’Anpec Micaela Travaglini – : la nostra disciplina promuove l’autonomia, educa alla conoscenza del sé, incoraggia nuovi stili comportamentali portando a muovendosi positivamente verso nuovi cambiamenti ed obiettivi, nella logica che l’educazione, nel senso etimologico del ‘tirar fuori’ ci accompagna attraverso tutta la vita".. Inutile dire che il ruolo di questi professionisti, nel post - o quasi - pandemia, permette loro di avere una visuale privilegiata sulle conseguenze che le persone, giovani soprattutto, stanno patendo per via del Covid e dell’isolamento da esso portato.
"Vediamo diverse reazioni, diversi comportamenti, ma quello che probabilmente colpisce di più – spiega la Travaglini – è la distanza che si è creata nelle relazioni. In particolare, i ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 20 anni hanno sviluppato una vera dipendenza dalle tecnologie: anche quando sono a contatto, come nell’ambiente scolastico, chattano anziché parlare. Per loro avere questo dispositivo in mano è fonte di sicurezza: si sentono letteralmente rassicurati, è come se fosse il loro inconscio, ma facendo così vivono in una sorta di alienazione e non percezione delle proprie emozioni". Con risvolti facilmente intuibili, venendo a mancare l’abc dell’educazione sentimentale.
"I problemi – continua – più grandi si verificano quando arrivano emozioni forti: la loro reazione diventa sproporzionata, perché non riescono a gestirle". Ma non si tratta dell’unica emergenza. "Si va dai problemi alimentari, che riguardano una fascia più ampia rispetto a quella adolescenziale e arrivano ad interessare anche i trentenni, all’abbandono scolastico. Poi - spiega –- ci sono anche le dipendenze affettive: quelle che spingono a stare in rapporti che non vanno bene, e che tristemente in alcuni casi portano alla violenza sulle donne. E ancora, ansia, panico, problemi di apprendimento legati anche ai contesti familiari". Come detto, la pandemia ha aggravato le emergenze e rotto gli schemi, spesso in modo drammatico. "Il Covid ha fatto uscire in maniera importante stati che prima rimanevano celati: rimanere tanto tempo fuori dalle relazioni e di passare per diverse persone in contesti malsani, anche sommersi, ha causato un prolungato malessere, che ha raggiunto livelli talmente alti da rendere necessario chiedere aiuto. Addirittura, molti hanno il battito accelerato, un ritmo respiratorio frettoloso".
Persone che perdono la propria percezione corporea, sganciata dal poco vivere e dai troppi social network, che inevitabilmente utilizzano scarsamente i propri sensi: trend che rendono necessaria un’educazione che passa attraverso i canali esperienziali, ma non solo. "Il problema dell’educazione è legato al fatto che i genitori hanno perso ruolo ed autorità: è tutta la famiglia ad aver bisogno di esser supportata".
Chiara Tenca