Il carcere che rieduca. Villa Andreino fa scuola: "Ma stanno entrando tanti giovanissimi"

Diciotto persone impegnate in percorsi lavorativi fuori dall’istituto. Bigi: "Abbiamo bisogno di più spazi. Molte attività si svolgono in chiesa". Nella struttura circa 170 ospiti: poco più della metà sono stranieri .

Il carcere che rieduca. Villa Andreino fa scuola: "Ma stanno entrando tanti giovanissimi"

Il carcere che rieduca. Villa Andreino fa scuola: "Ma stanno entrando tanti giovanissimi"

Sono circa 170 i detenuti accolti all’interno della Casa Circondariale della Spezia, in maggioranza (anche se di poco) stranieri e condannati per reati contro il patrimonio, come furti e rapine e per spaccio. A raccontarlo è Maria Cristina Bigi, direttore dell’istituto di pena spezzino, a cui abbiamo chiesto di fornirci uno spaccato della realtà carceraria della nostra provincia.

Dottoressa Bigi sono più i giovani o gli anziani i detenuti accolti nel carcere spezzino?

"L’età più frequente va dai 22- 23 anni fino ai 45 anni. Purtroppo, ultimamente, stanno entrando anche tanti giovanissimi".

Quanti sono i carcerati in attesa di giudizio e quanti quelli condannati in via definitiva?

"Su 170 persone, più o meno 70 – 80 sono le persone condannate in via definitiva. Gli altri possono avere una posizione giuridica doppia, quindi una condanna definitiva più un fatto in attesa di giudizio o essere in attesa di giudizio o in attesa di appello".

Entriamo un po’ nella vita ordinaria del carcere. Che criterio utilizzate nella composizione delle celle?

"In linea di massima si tende a tenere le persone in attesa di giudizio separate dai condannati in via definitiva. Ultimamente, per un discorso di convivenza, si cerca di far stare assieme persone della medesima nazionalità. Si tende a privilegiare questo aspetto, soprattutto in questo momento in cui due piani della struttura sono chiusi per lavori di ristrutturazione e purtroppo, in stanze in cui solitamente vi sarebbero 2, 3 persone ce ne sono anche 4 o 5".

E per quanto riguarda il vitto come siete organizzati?

"All’interno del carcere c’è una cucina di tipo industriale dove lavorano i detenuti, un cuoco, un aiuto cuoco e degli inservienti di cucina. Con dei carrelli professionali portano il vitto ai piani e lo distribuiscono. Tutti coloro che lavorano in cucina devono avere la certificazione Hccp".

A proposito di lavoro. Quali sono le principali attività lavorative che i detenuti svolgono anche al di fuori del carcere?

"Ad oggi sono 18 i detenuti che lavorano tra semiliberi e articoli 21. Alcuni sono in borsa lavoro, altri già assunti. Le attività che svolgono sono varie. Abbiamo persone che lavorano a Porto Mirabello, altre in panifici, in negozi di vendita al dettaglio. L’ultimo percorso che abbiamo organizzato riguarda la pulizia dei giardini e dei parchi. Vediamo di anno in anno, in base ad un’attività di progettazione, quello che serve e su questa base strutturiamo le borse lavoro. L’ente di formazione crea il percorso formativo e aggancia i datori di lavoro disposti ad assumere il detenuto. Inoltre, nel 2022, con la Cassa delle Ammende, l’ente che finanzia i percorsi lavorativi e formativi negli istituti penitenziari, abbiamo realizzato dei percorsi per edili. I detenuti hanno collaborato, ad esempio, al ripristino dei piani detentivi dove sono stati fatti lavori di ristrutturazione".

Ci sono all’interno del carcere delle zone comuni?

"All’interno del carcere c’è una palestra, una biblioteca, poi ci sono salette per la socialità dove i detenuti possono trascorrere alcune ore e dove si trova un biliardino o possono, ad esempio, giocare a carte. L’istituto, però, avrebbe bisogno di avere ulteriori spazi. In un cortile abbiamo montato una casetta prefabbricata per il teatro, ma non abbiamo un teatro interno e molte attività si svolgono in chiesa. Abbiamo recuperato delle aule per le scuole. Sono molto bravi gli educatori ad inventarsi attività anche in spazi molto ridotti".

Nel carcere i detenuti svolgono anche attività culturali?

"Abbiamo le scuole fino alle superiori. Poi c’è il teatro e la scuola di musica rap per i più giovani. Un’attività che vorrei intensificare è quella dell’utilizzo degli spazi all’interno del carcere per interagire con la società. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo fatto presentazioni di libri".

Maria Cristina Sabatini