Guide turistiche, ora si punta sulla prossimità

Nella girandola di ordinanze restrittive, italiani e spezzini sono il solo bacino sul quale orientare la proposta di tour organizzati

Un gruppo di ‘visitatori locali’

Un gruppo di ‘visitatori locali’

di Franco Antola

C’era una volta l’America, quella dei turisti mordi e fuggi che bastavano, con giapponesi, tedeschi e francesi, a riempire i borghi delle Cinque Terre e la Riviera, alimentando un business apparentemente inesauribile. E ora? Strade vuote, borghi malinconicamente deserti. Una mazzata che sta obbligando a ripensare il modo di fare turismo, quello che cosiddetto di prossimità. Dura rimanere a galla senza poter contare sui grandi numeri, c’è però chi sta cercando alternative possibili, con risultati in qualche caso incoraggianti. Come le guide turistiche, che hanno pagato a caro prezzo la paralisi dei flussi internazionali.

"Certo, ritrovarsi con il lavoro azzerato in piena stagione — racconta Antonella Mariotti, presidente della cooperativa Arte e natura guide turistiche — è stato uno choc, abituati come eravamo a navigare in acque tranquille, con lavoro e fatturato assicurati. Poi è arrivata la pandemia ed è crollato tutto. Intendiamoci, dal 1998 ad oggi, da quando è nata la nostra organizzazione (sei soci fondatori, con decine di collaboratori e collaboratrici in alta stagione, ndr.) ne sono successe tante di cose: l’attentato alle Torri gemelle che aveva di fatto bloccato il turismo, soprattutto quello Usa, sulla scia della paura di volare; oppure l’alluvione che ha sconvolto le Cinque Terre. Diciamo che abbiamo imparato a reagire e in qualche modo a sopravvivere".

Come? "In questi mesi abbiamo capito che si poteva intercettare il turismo di prossimità, quello fatto di italiani o anche solo di spezzini, l’unico possibile nella girandola di ordinanze e di colori, giallo, arancione, rosso con tutti i vincoli conseguenti. Abbiamo scoperto che a questo tipo di turisti faceva piacere riscoprire i luoghi del territorio, la storia, i monumenti, i percorsi immersi nella natura. E ci siamo attrezzati di conseguenza". Facendo cosa? "Mettendo a punto percorsi monografici come quelli dedicati all’Art déco o al Liberty, alle ville storiche e ai grandi personaggi spezzini. O, ancora, alla toponomastica e alla odonomastica, per spiegare come e perché a strade e piazze sono stati dati proprio quei nomi. Un’esperienza molto apprezzata, che proponiamo con la necessaria professionalità, visto che i tour sono affidati a guide abilitate (in provincia sono circa settanta, ndr.), dotate di radioline e, ovviamente, di tutti i dispositivi di protezione anti Covid. Confartigianato ci ha dato una grossa mano. All’inizio è stata dura, certo. Paradossalmente eravamo più conosciute, come guide, in Australia che alla Spezia. Ora gli appuntamenti, dodici euro ogni uscita, sono molto frequentati. Durano da un minimo di un’ora e mezza a quattro ore. Abbiano stretto anche un ottimo rapporto di collaborazione con il Cai per escursioni che legano arte e natura, con percorsi ad anello come quelli sul monte Castellana e sul monte Croce. O in Val di Vara, solo per i residenti quando non si può uscire dal Comune. I calendari mensili sono piuttosto ricchi. Ad aprile ci sono escursioni a Rebocco, Marinasco, Pegazzano e molto altre mete nei dintorni. La nostra attività si è comunque diversificata con altre esperienze".

Tipo? "Organizziamo tour virtuali online, sia Italia che all’estero, appoggiandoci anche a piattaforme specializzate, con le immagini che scorrono sullo schermo del computer accompagnate dalla nostra spiegazione e dalle risposte alle domande dei partecipanti. In attesa della ripartenza si può fare turismo anche così".