
Costantino Passalacqua, 53 anni di Lerici, è ‘brand chef’ in Ucraina da molto tempo
La Spezia, 26 febbraio 2022 - «Ci svegliamo con lo scoppio delle bombe, una situazione orribile. Ma io di qua non me ne vado". Costantino Passalacqua, 53 anni di Lerici, parla dalla sua abitazione del centro di Kiev dove vive da 20 anni, con la moglie ucraina Marina. E proprio per lei ha deciso di non abbandonare il paese ora martoriato dalla guerra.
Passalacqua, di professione chef, è arrivato in Ucraina una ventina di anni fa dopo esperienza lavorative in Russia e in Kazakistan; a Lerici era titolare di un noto ritorante, ha poi deciso di provare un’esperienza all’estero che gli ha regalato grandi soddisfazioni, come l’inserimento fra i migliori chef dell’intera Ucraina.
"Dopo la Russia e il Kazakistan mi hanno proposto di lavorare in Ucraina. Qui ho aperto un mio locale e ho lavorato nel ristorante italiano più importante di Kiev frequentato da personaggi di livello internazionale a cominciare dall’ex presidente ucraino Yushenko e altri grandi politici. Ricordo che durante la ‘rivoluzione arancione’ preparavamo da mangiare alla gente che manifestava". Ora il Paese si ritrova a vivere un altro momento di grandissima tensione e paura.
"Siamo in una situazione orribile – prosegue Passalacqua – perchè questo è solo all’inizio ma ci si aspetta una occupazione russa in grande stile". La giornata della popolazione è scandita gioco forza dagli attacchi. "Al mattino ci svegliamo con lo scoppio delle bombe oppure di aerei che precipitano sulla città. Uno di questi ad esempio si è schiantato proprio sopra la casa di alcuni amici di mia moglie, per fortuna loro si erano già messi al riparo nei rifugi". Bombe, esplosioni, rifugi: scene che nel Vecchio continente nessuno avrebbe voluto rivedere, invece sono drammatica realtà nel cuore dell’Est. "Da quanto sento stanno combattendo alla periferia di Kiev – prosegue Passalacqua – ci preoccupa un eventuale avicinamento alla città".
Dall’inizio della crisi russo-ucraina il 53enne chef lericino è rimasto costantemente in contatto con i tanti amici e con i parenti rimasti in Liguria. "A Lerici tutti mi chiamano e mi vogliono bene – dice – ho sentito i miei cugini e mia zia sono tutti preoccupati. Mi hanno chiesto di venire via e tornare in Italia, ma non se ne parla proprio. Mia moglie è ucraina e resterà qui, io starò al suo fianco: non voglio certo lasciarla in questa situazione, in mezzo alla guerra. E’ insegnante di chimica a scuola, chiama i suoi alunni ’i miei bambini’". Inevitabilmente stravolta la quotidianità di chi vive negli scenari di guerra: chiuse tutte le attività "se non quelle di stretta necessità come i negozi di alimentari o le farmacie, ma ci sono problemi ad esempio nel pagamento con le carte di credito. La gente va a prelevare ai bancomat perchè tanti negozi accettano solo contanti". L’ultimo pensiero è una sorta di appello al mondo occidentale perchè "prenda una posizione ferma e aiuti l’Ucraina in tutti i modi".