
Il faro di Portofino
La Spezia, 7 giugno 2018 - L’immafine di San Venerio è appesa sulla parete in asse con la finestra da cui, con lo sguardo, si abbraccia tutto il Mar Ligure. Questione di feeling, tra erede e pioniere della missione cara ai naviganti: orientarli nella notte, preservarli dalle insidie del mare. «Una volta i fuochi, ora i led…. la premura è sempre la solita». Paolo Bassignani, 58 anni, così coltiva il culto del santo protettore dei fanalisti d’Italia (patrono del golfo della Spezia) che nel 600 accendeva i fuochi sull’isola del Tino; lo fa dal faro di Portofino, sua nuova esclusiva dimora. Chiamato a garantire il funzionamento della lanterna, nell’alternarsi dei lampi: un secondo di luce ogni quattro di buio. «Ho coronato un sogno» dice soddisfatto. Da un bel po’ di anni aspettava la collocazione in un eremo luminoso, dopo essere stato impegnato nelle manutenzioni dei fari dell’Alto Tirreno, attraverso l’ente militare preposto, Marifari La Spezia, di cui è comandante il capitano di fregata Stefano Gilli. E’ stato l’ufficiale ad investirlo della missione. Ubi lucet est vita, gli ha ricordato caricando di solennità l’affidamento.
Bassignani, originario di Villafranca Lunigiana e residente a San Terenzo, al pari del suo predecessore, non è un militare. «Sono un dipendente civile del Ministero della Difesa, un ingranaggio della grande macchina della Marina Militare che si occupa anche della manutenzione dei fari»
In tempi di gps e satelliti, i guardiani dei fari sono una specie in estinzione…
«E’ così. Ma il valore del presidio fisso è una garanzia sul piano della sicurezza. E là dove si è aperta la possibilità non me la sono fatta sfuggire…».
Perché?
«Perché vivere in un faro é un’esperienza unica, carica di responsabilità ma lontana dagli stress tipici della vita, a tu per tu con il mare, gli elementi naturali che qui si colgono in tutto il loro dispiegarsi, dalle avvisaglie del fronte alla tempesta, alla quiete che la segue».
Monaco sul mare, come Venerio…
«I tempi sono cambiati. Ma lo spirito eremita e di accoglienza incarnato dal santo è un buon motivo ispiratore per fare ora un uso parsimonioso della tv e aprire le porte del faro alle visite. Un’iniziativa, questa, in corso di definizione col sindaco del Comune di Portofino, nel solco della valorizzazione del faro stesso, come sta accadendo per altri fari: quello del Tino, sede di un nascente percorso museale sulla storia dei fari, e di Livorno».
Metti i tour dei fari nel futuro del turismo?
«L’idea non sarebbe male, anche per fronteggiare il bisogno di risorse necessarie alle manutenzioni. Mi attengo agli ordini e in parallelo coltivo la passione per i fari attraverso l’associazione Il mondo dei fari, nata con lo scopo di dar vita a ricerche e visite alle strutture monumentali, grande patrimonio pubblico della penisola».
Il rischio è che, ceduti ai privati, si trasformino in resort ...
«Il fatto che io sia qui mi sembra un bel segnale sul piano del riconoscimento del valore pubblico dei fari».
Corrado Ricci