REDAZIONE LA SPEZIA

Gli armatori in frenata sulle chiatte aspirafumo Sale il timore dei costi e del danno d’immagine

Il progetto del pacchetto ’Green ports’ rallenta sulla tabella di marcia. L’Adsp continua a coltivarlo ma vuole evitare polemiche con gli utenti. Sotto verifica al Mase la richiesta di finanziamento per 9 milioni.

Gli armatori in frenata sulle chiatte aspirafumo Sale il timore dei costi e del danno d’immagine

Posto che i controlli sull’uso dei carburanti da parte delle navi da crociera e sulle emissioni in atmosfera non hanno dato luogo a contestazioni amministrative o penali, il tema dell’ambientalizzazione del business del traffico-passeggeri resta centrale nel futuro del porto della Spezia a fronte dell’ansia suscitata dai fumi che salgono in atmosfera e dell’inchiesta della Procura della Repubblica sollecitata ad indagare da un esposto delle forze ambientaliste.

Fra i progetti incardinati dall’Autorità di sistema portuale - e già avviati nella prospettiva della concretizzazione - ci sono quelli per l’elettrificazione delle banchine (molo Garibaldi, nuovo molo Crociere e terzo bacino, quest’ultimo fruito dalle portacontainer) che cubano, sul piano degli investimenti, 33,5 milioni di euro. Un altro progetto coltivato dall’Adsp nell’ambito dei quelli ricompresi del pacchetto Green Ports per l’efficientamento dello scalo, è quello che prevede l’impiego della nuova tecnologia per la captazione dei fumi direttamente a camino, tenuta a battesimo nel porto di Los Angeles e in corso di applicazione in altri scali americani e europei. La prospettiva prevede l’entrata in scena - ancor prima che vada a regime il cold ironing - di chiatte con braccio telescopico dotato di aspiratore. L’investimento previsto è sull’ordine dei 10 milioni di euro ma il progetto, secondo radio banchina, è avversato dalle compagnie armatoriali e dagli operatori che le servono per una serie di motivi. In primo luogo c’è il timore di un danno di immagine commerciale nella misura in cui la vista della chiatta captatrice di fumi indurrebbe a pensare all’esistenza di effetti pesanti dell’inquinamento, circostanza che compagnie e operatori tendono a smentire ancorandosi all’inesistenza di rilievi connessi all’applicazione delle norme in materia e all’esistenza diffusa (ma non in tutte le navi) degli scrubber, gli speciali dispositivi per il "lavaggio" dei fumi a camino che abbattono drasticamente la portata inquinante degli stessi e impongono lo smaltimento delle acque senza ferire il mare. C’è poi il timore di una ’stangata’ finanziaria legata al pagamento del servizio, stimato sull’ordine di 800 euro all’ora, con la prospettiva di preferire altri scali rispetto a quello della Spezia, là dove non sono presenti misure di contenimento dei fumi.

La rappresentazione pare assumere il sapore della minaccia? Impossibile raccogliere le valutazioni del presidente dell’Autorità di sistema portuale Mario Sommariva. "Adesso non ne voglio parlare" è la risposta lapidaria alla domanda del numero uno dell’ente di via del Molo che fa della ricerca dei rapporti armonico con operatori e città la chiave della mission tesa alla quadratura del cerchio. Di certo la pratica, dopo un primo avallo positivo di ammissione, è pendente al ministero dell’ambiente e della transizione ecologica per una verifica di assoggettabilità del finanziamento alle norme europee in materia di aiuti di stato.

Corrado Ricci