
Giro di spaccio in porto. Due condanne leggere
Hanno scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, due degli imputati per lo spaccio di droga all’interno del porto. Un’indagine conclusa dalla guardia di finanza nel 2021, con la rete che si alimentava anche grazie alle comunicazioni via social, che aveva portato il pubblico ministero Alessandra Conforti alla richiesta di rinvio a giudizio per tre uomini, tutti di origine dominicana: Raymundo Alexander Sano Acosta di 47 anni residente a Cepara, Kelvin Antonio Rodriguez Fernandez di 36 anni domiciliato alla Scorza e Luis Miguel Ramos Bido di 31 anni domiciliato alla Chiappa. Il primo, difeso dall’avvocato Andrea Giorgi, non ha scelto riti alternativi ed è stato rinviato a giudizio. Fernandez Rodriguez, difeso dall’avvocato Claudio Orlandi, è stato condannato dal giudice Mario De Bellis a otto mesi, mentre Bido Ramos difeso dall’avvocato Valentina Antonini a nove mesi, a fronte della richiesta del pm di una condanna a un anno e nove mesi.
Gli avvocati difensori hanno fatto cadere l’ipotesi accusatoria dello spaccio di grandi quantitativi di cocaina, avvalorati dalle intercettazioni telefoniche. I tre parlavano nella loro lingua madre e la ’sopa’, secondo gli inquirenti, sarebbe stata la cocaina. Perciò quando si sentiva dire ’mezza sopa’ sarebbe stato mezzo chilo di droga. Gli avvocati Antonini e Orlandi hanno chiesto e ottenuto dal giudice una perizia sulla traduzione delle intercettazioni, dove è emerso che la ’sopa’ era il brodo di pollo. La parola droga non compariva mai. Pertanto ha retto solo l’ipotesi dello spaccio di lieve entità per il quale ci sono dei testimoni, acquirenti italiani, le cui dichiarazioni erano state acquisite dalla procura.
L’ipotesi investigativa era che Acosta Sano addetto alla movimentazione dei container per un’azienda del porto cittadino, in stretto contatto con Rodriguez Fernandez che faceva da autista e Ramos Bido che si procurava lo stupefacente, si sarebbe approvvigionato della cocaina per introdurla nell’area portuale e cederla a diversi consumatori, tutti dipendenti delle società di facchinaggio che gestiscono la movimentazione delle merci in porto. i riscontri dei militari del gruppo guardia di finanza della Spezia, durati diversi mesi, anche grazie a sofisticati strumenti investigativi, hanno consentito di ricostruire le condotte delittuose e disarticolare l’organizzazione che, in virtù del bacino di utenza dei propri traffici, aveva posto a forte rischio anche l’incolumità degli operatori portuali addetti al carico e allo scarico delle navi mercantili: lo svolgimento delle attività lavorative in concomitanza con il consumo di droga, riduceva al minimo i margini di sicurezza delle operazioni, aumentando i rischi di incidente.
Massimo Benedetti