Finti contratti di lavoro: ottenevano permesso di soggiorno e reddito di cittadinanza

Operazione contro l'immigrazione clandestina della guardia di finanza in Val di Vara. Alcuni ricevevano anche reddito di cittadinanza e assegno di disoccupazione. Il 'tariffario'

Guardia di Finanza

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La Spezia, 26 gennaio 2022 – Cinquanta finanzieri, alle prime luci dell'alba, hanno eseguito cinque misure cautelari: due agli arresti domiciliari e tre obblighi firma. L'accusa è di essere promotori, organizzatori e membri di un’associazione a delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina. Finti contratti di lavoro per ottenere permessi di soggiorno o il rinnovo e, in alcuni casi, anche per poi ottenere il reddito di cittadinanza o l'assegno di disoccupazione.

Il provvedimento, in esecuzione ad un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale della Spezia Mario De Bellis, giunge a conclusione di una complessa ed articolata indagine ('Fake working') del comando provinciale della guardia di finanza spezzina, inizialmente intrapresa nell’alveo del sommerso d’azienda e del lavoro irregolare. Così è stata individuata una ditta con sede dichiarata a Sesta Godano, operante nel settore della cantieristica navale, la cui posizione fiscale presentava elementi anomali, tali da meritare ulteriori approfondimenti investigativi.

Le successive indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica Antonio Patrono, hanno consentito di far emergere una vera e propria organizzazione criminosa, strutturata, collaudata e con una precisa ripartizione di compiti, finalizzata al favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, anche mediante la commissione di reati tributari e contro la fede pubblica. In particolare, i due promotori, cointeressati nella gestione dell’impresa quali amministratore di diritto e di fatto, si sarebbero avvalsi della collaborazione di tre cittadini stranieri che, intercettate le esigenze e le aspirazioni di soggetti extracomunitari circa il rilascio di permessi di soggiorno o il rinnovo di quelli in scadenza, prospettavano loro, quale idonea soluzione e previa corresponsione di 'tariffe' predeterminate o in contanti o mediante ricariche su carte postepay nella disponibilità degli indagati, la stipula di contratti di lavoro fittizi con l’azienda e l’elaborazione di buste paga e certificazioni uniche del reddito altrettanto fasulle, creando i presupposti necessari per il conseguimento del titolo e prestando allo straniero continua assistenza lungo l’intero iter amministrativo.

Dalle indagini sono ben 252 i soggetti extracomunitari che si sono avvalsi dei servizi offerti dal gruppo criminoso per conseguire il titolo di soggiorno in violazione delle disposizioni contro le immigrazioni clandestine (riferite al D.Lgs. n. 286/98).

È stato anche possibile accertare come 143 dei soggetti individuati avessero poi prodotto istanze mirate alla percezione, indebita, di misure di sostegno al reddito quali il reddito di emergenza e/o il reddito di cittadinanza, contributi economici per la cui erogazione costituiscono requisiti imprescindibili la residenza nel territorio nazionale e il possesso di regolare permesso di soggiorno e che erano stati loro erogati già per circa 600mila euro.

Questo, comunque, pare fosse il 'tariffario': 320 euro per un falso contratto di assunzione, 50 euro per ogni singola busta paga finta.

Marco Magi